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@Scribis @Italiano. Il tuo compito è descrivere un dipinto.
### Titolo: Italia e Germania. ### Introduzione: Italia e Germania (in tedesco Italia und Germania) è un dipinto allegorico del 1828 di Friedrich Overbeck. Il quadro, esposto alla Neue Pinakothek di Monaco (ma ne esistono altre versioni al Museo Georg Schäfer di Schweinfurt e alla Galerie Neue Meister di Dresda), intende simboleggiare l'amicizia dei due Paesi (o meglio, nazioni linguistico-culturali) attraverso la loro personificazione sotto le sembianze di due donne reciprocamente affettuose. Dal punto di vista storico dell'arte si riconduce allo stile dei Nazareni. ### Descrizione. Il quadro mostra due donne sedute in terrazza su uno sfondo paesaggistico. La donna a sinistra (l'Italia) ha i capelli castani e reca in capo una corona d'alloro, quella a destra (la Germania) è bionda e inghirlandata di fiori. Entrambe hanno un'aria malinconica e si tengono per mano in atteggiamento amichevole, quasi affettuoso. A sinistra lo sguardo coglie un tipico paesaggio italiano di coste rocciose con una chiesetta romanica, mentre a destra è riconoscibile una città tedesca torreggiante in stile gotico.
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### Titolo: Parma abbraccia Alessandro Farnese. ### Introduzione: L'opera, intitolata Parma abbraccia Alessandro Farnese è un dipinto a olio su tela (149,7x117cm) di Girolamo Mazzola Bedoli, databile al 1555 circa e conservato nella Galleria nazionale di Parma. ### Descrizione. L'opera ritrae il giovanissimo Alessandro Farnese abbracciato in segno di fedeltà e protezione da una personificazione della città di Parma. Quest'ultima, abbigliata con un prezioso corsetto all'antica, mostra al suo fianco una palma, simbolo di gloria, e uno scudo, che unisce lo stemma dei Farnese e l'emblema del Comune. Alessandro invece indossa una sontuosa armatura da parata e siede sopra un mappamondo, chiaro simbolo della sua potenza. Alle sue spalle una scultura dorata rappresenta la Fama che soffia sulle sue imprese future. Da sottolineare è la perizia con la quale l'artista raffigura di Parma, dando sfoggio della sua capacità di rappresentare trasparenze, riflessi di luce sul corsetto e la morbidezza della carne.
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### Titolo: San Gregorio in preghiera. ### Introduzione: San Gregorio in preghiera era un dipinto di Annibale Carracci, andato distrutto nel corso della seconda guerra mondiale. ### Descrizione e stile. La tavola di Annibale era dedicata a celebrare un episodio miracoloso tramandato dalle fonti sulla vita di san Gregorio Magno. Secondo la leggenda, mentre questi era raccolto in preghiera al cospetto di un'immagine della Vergine, l'immagine stessa gli avrebbe parlato. L'intera cappella Salviati riproduce questo evento: il san Gregorio orante che campeggiava nella tavola di Annibale, collocata sopra l'altare, era orientato (al pari della copia odierna) verso la parete sinistra dell'ambiente, parete sulla quale si trova l'immagine mariana del miracolo (in realtà, quel che oggi si vede di questa icona è solo il frutto di pesanti, pressoché integrali, ridipinture tardomedievali). La sovrapposizione dello spazio immaginario allo spazio reale, determinata dal dialogo tra la tavola di Annibale e l'icona murale, che coinvolge il riguardante nello spazio e nel tempo dell'evento artisticamente riprodotto, costituisce uno dei testi d'apertura dell'illusionismo barocco. Fu forse questa scelta compositiva ad ispirare, pochi anni dopo, Rubens nella realizzazione del Trittico della Vallicella, altro testo di fondamentale importanza per il nascente illusionismo barocco. Rubens, infatti, distanziò i due laterali, con figure di santi, dalla tavola centrale, posta sull'altar maggiore della chiesa. Le tavole laterali sono quindi orientate verso il pannello centrale all'interno del quale vi è, anche in questo caso, un'antica e venerata icona, cui si indirizzano gli sguardi devoti di san Gregorio Magno (altro punto di contatto con la perduta tavola del Celio) e di santa Domitilla. La volontà di abolire la separazione con la realtà fisica fu ulteriormente sottolineata da Annibale con il forte aggetto del cuscino, su cui è inginocchiato il santo orante, che fuoriesce dalla tavola dipinta. Si tratta di un particolare associato al celeberrimo dettaglio dello sgabello del San Matteo e l'angelo del Caravaggio che sembra stia quasi per cadere fuori dalla tela. Data la sostanziale contemporaneità dei due dipinti si ritiene che questa similitudine non sia casuale e che debba essere ascritta al confronto tra Annibale e il Merisi in corso in quegli anni sulla scena artistica romana. Per quel che è dato osservare nel disegno preparatorio del San Gregorio (conservato a Chatsworth House), probabilmente l'intenzione iniziale di Annibale era quella di accentuare ancor di più il gioco illusionistico tra finzione e realtà. Nel disegno infatti, il santo e gli angeli che lo affiancano si affacciano al di là di un'arcata, simulante una fittizia apertura che avrebbe sfondato la parete della cappella. Scelta però abbandonata nella versione finale dell'opera. Sempre nel disegno si coglie un'altra rilevante differenza rispetto alla tavola effettivamente licenziata da Annibale. L’opera, infatti, era stata pensata come raffigurazione della preghiera di san Gregorio per le anime del purgatorio: nella parte alta del disegno, infatti, si vede un’anima purgante mentre, evidentemente salvata dalla preghiera del santo alla Vergine, ascende al cielo. Opzione iconografica che scompare nel dipinto. È stato ipotizzato che questo cambiamento sia stato imposto dal cardinale Cesare Baronio, succeduto al Salviati nella carica di abate commendatario del monastero del Celio, in quanto la circostanza che in occasione della manifestazione miracolosa san Gregorio stesse intercedendo per le anime del purgatorio è giudicata falsa negli Annales Ecclesiastici dello stesso Baronio. Oltre al san Gregorio che prega, appaiono nella composizione due angeli ai suoi fianchi e un'altra schiera angelica nella parte superiore della tavola. Al centro, sopra la testa di san Gregorio, vi è la colomba dello spirito santo, ulteriore suggello dell'evento miracoloso in corso. Il dipinto denota un momento di rinnovata adesione di Annibale al Correggio che si coglie soprattutto nella grazia degli angeli. Della perduta tavola di Annibale sono documentate diverse copie (oltre a quella attualmente nella cappella Salviati al Celio) ed alcune incisioni. Tra queste ultime, la migliore è verosimilmente quella dell’incisore svizzero Jacob Frey (1681-1752) a lungo attivo a Roma.
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### Titolo: Pietà con due angeli. ### Introduzione: La Pietà con due angeli è un dipinto di Annibale Carracci, custodito presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna. ### Descrizione e stile. All'omaggio al Compianto Del Bono di Correggio – opera tante volte citata da Annibale, praticamente lungo tutto l'arco della sua carriera artistica – si aggiunge il riferimento classico derivante dalla statua di Arianna dormiente, ora agli Uffizi, ma un tempo a Roma presso la Villa dei Medici sul Pincio. Scultura già citata da Annibale nella Venere dormiente con amorini, eseguita nel 1602, e da cui probabilmente derivano la posizione reclinata della testa del Cristo e l'espressione di abbandono sul suo volto. Gesù morto giace a terra, steso sul sudario e poggia le spalle e il capo sul grembo di Maria, svenuta per il dolore. Due cherubini sostengono la Vergine e a loro volta piangono disperati. Tutto si staglia contro un fondo bruno (il sepolcro ove Cristo sta per essere inumato), interrotto solo da un breve scorcio paesaggistico associabile alla lunetta del Paesaggio con la fuga in Egitto, realizzata da Annibale per il Palazzo Aldobrandini. Sulla lastra tombale vi sono alcuni strumenti della Passione, i chiodi e la corona di spine, ancora intrisi del sangue di Gesù. Mirabile in questo rame è la capacità di Annibale di costruire una scena di impianto monumentale pur nelle dimensioni così ridotte del dipinto. Riprova dell’apprezzamento della piccola Pietà viennese è data sia dalle copie che dalle incisioni che ne furono tratte. Tra le prime, la migliore si ritiene sia quella di collezione privata, attribuita alla cerchia dello stesso Annibale (tra il Lanfranco e il Badalocchio), mentre delle tre incisioni conosciute si segnalano quelle di Frans van der Steen e di Cornelis Caukercken. Lo stesso Annibale sarebbe tornato poco dopo sul tema con un dipinto, la Pietà con le tre Marie, che ha molte assonanze con il rame del Kunsthistorisches.
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### Titolo: La vergine. ### Introduzione: La vergine (titolo originale Die jungfrau) è un dipinto di Gustav Klimt (190 × 200 cm, olio su tela) del 1912-1913 e situato nella Národní Galerie di Praga. ### Descrizione. L'opera raffigura un gruppo di corpi femminili che paiono aggrovigliati. Al centro di essi domina una donna (probabilmente la vergine che dà il titolo dell'opera), vestita con un abito adornato di motivi a girali, che distende le braccia in atteggiamento estatico. Questo gesto allude al 'risveglio' dei suoi sentimenti ed al suo desiderio sessuale. A differenza delle opere del periodo 'secessionista' di Klimt, La vergine è stata dipinta con pennellate meno rigide e colori puri.
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### Titolo: Sileno ebbro (Ribera). ### Introduzione: Il Sileno ebbro è un dipinto olio su tela (185×229 cm) di Jusepe de Ribera, realizzato nel 1626 e conservato all'interno del Museo nazionale di Capodimonte, a Napoli. Si tratta di uno dei capolavori assoluti del pittore spagnolo, nonché della pittura napoletana del Seicento. ### Descrizione. L'opera, il cui sfondo è un paesaggio classicheggiante, è stata realizzata con una pennellata grossa per raffigurare i personaggi, mentre una più sottile, in nero, per delimitarne i contorni, offrendo una maggiore tridimensionalità.La figura centrale è quella di Sileno, grasso, in un primo momento ritenuto essere Bacco, raffigurato steso su un drappo e nell'atto di offrire una coppa di vino ad un personaggio posto alle sue spalle, recante un sacco sulle spalle, durante dei festeggiamenti proprio in onore di Bacco; sul lato destro è Pan con orecchie, corna e zampe di capra, incorona Sileno con un alcuni tralci di vite: intorno a Pan, sono inoltre disegnati alcuni oggetti tipici del suo personaggio come il pastore della pastorizia, la tartaruga, simbolo della pigrizia, e la conchiglia, simbolo con cui egli annunciò la sua morte.Completano il dipinto: in basso a destra, con in bocca un cartiglio, sul quale è riportata nome dell'autore e data di esecuzione dell'opera, è un serpente, che starebbe a simboleggiare la saggezza, così come, in alto a destra, simboleggerebbe il profilo di Apollo, mentre secondo altri questa figura potrebbe essere quella di Priapo, mentre cerca di abusare della ninfa Lotis; sulla destra un giovane satiro sorridente, anch'egli con orecchie di capra, ed alle sue spalle un asino, uno dei simboli che si ritrova nelle raffigurazioni di Sileno, lasciata ai bordi di un fiume, mentre raglia.
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### Titolo: Danae (Annibale Carracci). ### Introduzione: Danae era un dipinto di Annibale Carracci, andato distrutto nel corso della seconda guerra mondiale. ### Descrizione e stile. L'episodio raffigurato è relativo al mito di Danae, figlia del re di Argo Acrisio, che dal padre era stata richiusa in una torre di bronzo affinché ella non avesse contatti carnali con alcun uomo. Al re di Argo, infatti era stato predetto che il figlio di sua figlia Danae ne avrebbe determinato la morte. Giove però si invaghì della bella prigioniera ed assunte le sembianze di pioggia d'oro si accoppiò con Danae, fecondandola. Da questa unione nacque Perseo che poi avverò la predizione dell'oracolo, causando la morte di Acrisio. Nella tela di Annibale Danae si appresta a ricevere Giove trasmutatosi in una pioggia di monete d'oro. È la stessa figlia del re di Argo che apre la cortina del suo letto per facilitare il compito del dio olimpico. Cupido a terra usa la faretra – da cui ha tolto le frecce – per riempirla delle monete d'oro che cadono dall'alto. Particolare che – secondo l'interpretazione di Scannelli – forse simboleggia come anche le cose dell'amore possano essere condizionate dal danaro e dalla ricchezza. Cupido compare anche nel rilievo del vaso (sulla sinistra della composizione) mentre sottomette Pan, probabile allusione al tema dell'Omnia vincit amor (pan, infatti, in greco significa tutto). La stessa scena è stata raffigurata da Annibale in uno dei medaglioni monocromi della volta della Galleria Farnese. Un'ampia finestra a sinistra si apre su un vasto scorcio paesaggistico. Sia lo Scannelli che il Bellori lodano senza riserve il dipinto: per il primo «Bellissima è la figura di Danae», per il secondo si tratta di «un'opera tale per ogni parte d'osservatione espressa con estrema bellezza si palesa fra le più degne continuamente mirabile». Si ritiene che la composizione di Annibale abbia influenzato alcuni celebri dipinti successivi, dedicati allo stesso tema, come la Danae di Orazio Gentileschi e quella di Rembrandt. == Note ==.
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### Titolo: Giudizio di Mida. ### Introduzione: Il Giudizio di Mida della Galleria Nazionale di Parma è un dipinto datato 1505-1510 a olio su tavola (24,8x25,4 cm) di Cima da Conegliano. ### Descrizione. Il soggetto deriva dall'opera di Luciano, i Dialoghi degli dei, e ha come tema la gara musicale tra Apollo e Pan. Mida, preferendo il secondo, è oggetto dell'ira del dio che gli fa spuntare le orecchie di asino. Come il pendant raffigurante Endimione dormiente, il tema si inquadra nel gusto rinascimentale per il mito in cui arte e natura si fondono.
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### Titolo: Compianto su Cristo morto (Annibale Carracci). ### Introduzione: Il Compianto su Cristo morto era un dipinto di Annibale Carracci, andato distrutto nel corso della seconda guerra mondiale. ### Descrizione e stile. Il tema della Pietà venne affrontato da Annibale molte volte nel corso della sua vicenda artistica. Tuttavia, il Compianto di Reggio, sul piano iconografico e compositivo, mostra un rilevante elemento di unicità rispetto alle altre versioni carraccesche dedicate al tema. Nella tela di Reggio, infatti, Cristo è completamente disteso a terra, mentre, nelle altre prove di Annibale, Gesù è sempre sorretto dalla Vergine Maria, talora con l'aiuto di alcuni degli altri personaggi che parteciparono alla sua Passione. Si tratta, in effetti, di un'opzione iconografica piuttosto rara in pittura, anche se un rilevante esempio in questo senso è fornito dall'affresco della Deposizione facente parte del ciclo della Passione eseguito dal Pordenone, per il duomo di Cremona, tra il 1520 e il 1521. È un precedente, peraltro, con buone probabilità noto ad Annibale, che verosimilmente soggiornò a Cremona, città natale di suo padre. L'affresco del Pordenone, quindi, è un possibile modello del perduto Compianto di San Prospero. Altre opere, però, sembrano aver avuto influenza più diretta su questa tela del Carracci. Infatti, se il tema del corpo di Cristo completamente disteso al suolo era piuttosto raro in pittura, esso era invece frequente nei gruppi scultorei in terracotta policroma di fine XV ed inizio XVI secolo, particolarmente diffusi nell'Italia del Nord e in Emilia in specie. Rilevanti esempi di tali composizioni – associati alla perduta tela di San Prospero – sono il Compianto di Niccolò dell'Arca, nella chiesa bolognese di Santa Maria della Vita, e quello di Guido Mazzoni della chiesa di San Giovanni Battista a Modena. Da questi gruppi Annibale sembra aver mutuato, oltre alla posizione di Cristo, anche la forte carica emotiva che pervadeva il suo distrutto Compianto. Nella composizione di Annibale Gesù giace a terra, su un sudario a sua volta poggiato su una lastra di pietra: è la pietra dell'unzione cui il corpo di Cristo sarà sottoposto, come era usanza tra gli ebrei del tempo, prima di essere inumato. Particolarmente efficace è il nudo del deposto, con ogni probabilità ripreso dal vero. La Maddalena ne sorregge delicatamente la mano sinistra e sembra accingersi a pulirne la ferita causata dal chiodo utilizzando una ciocca dei suoi capelli. La Vergine, invece, sta per svenire a causa del dolore e deve sorretta dalle altre pie donne. Il gruppo di Maria in deliquio sorretta dalle donne mostra assanonza con l'analoga raffigurazione visibile nel Commiato di Cristo dalla madre del Correggio. Sul lato opposto, san Giovanni evangelista esprime il suo sgomento allargando disperatamente le braccia, mentre il suo sguardo è rivolto a Maria, poco prima affidatale da Gesù morente sulla Croce. In alto tre angeli, sorretti da nuvole, altra reminiscenza correggesca, chiudono la composizione. La tela è caratterizzata da uno sviluppo in diagonale, descritto dal corpo di Gesù, che avvicina la scena al riguardante, accrescendone la capacità di resa emozionale. La disposizione in diagonale fa sì che lo spigolo vivo della pietra su cui giace Cristo deposto perfori lo spazio pittorico per entrare in quello reale. Accorgimento che anticipa la medesima soluzione seguita dal Caravaggio nella sua celeberrima Deposizione per la chiesa Nuova. Dall'opera sono state tratte alcune incisioni ed alcune copie, tra le quali quella di Francesco Naselli, pittore ferrarese, attualmente custodita nella biblioteca comunale di Mantova.
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### Titolo: Saffo a Leucade. ### Introduzione: Saffo a Leucade, anche noto come La morte di Saffo, è un dipinto a olio su tela, misurante 122x100 cm, eseguito dal pittore francese Antoine-Jean Gros nel 1801. È conservato nel Museo Baron Gérard di Bayeux. ### Descrizione e stile. Il dipinto rappresenta il suicidio di Saffo da una rupe di Leucade, accogliendo pertanto l'ipotesi leggendaria che la poetessa si sia tolta la vita a seguito di un amore non corrisposto che nutriva nei confronti del giovane Faone, che in realtà è un personaggio mitologico. La figura di Saffo risalta ai margini di una scogliera, in un paesaggio notturno rischiarato da raggi di luna, che sembra anticipare quello illustrato da Giacomo Leopardi nella lirica Ultimo canto di Saffo del 1822. In antitesi ad una visione statica dell'ideale classico, Gros delinea pertanto i tratti di una figura romantica, che affida alla natura la fine del proprio amore. Charles Blanc nel 1845 commentò che «intraprendere la rappresentazione pittorica della disperazione rappresentò una deviazione fondamentale dai principi dell'arte greca» (Vaughan 1982). Sulla linea indicata da Charles Le Brun quando afferma che «un quadro non potrebbe essere perfetto senza l'Espressione», «La Saffo di Gros è la dimostrazione di come un effetto di carattere emotivo possa essere trasmesso facendo ricorso alla precisione non meno che alla bravura».
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### Titolo: I nottambuli. ### Introduzione: I nottambuli (Nighthawks) è un dipinto di Edward Hopper, realizzato nel 1942 e considerato l'opera più famosa e riconoscibile dell'artista americano.È esposta all'Art Institute a Chicago che ne entrò in possesso il 13 maggio 1942, a pochi mesi dal completamento, acquistandola per 3000 $. ### Descrizione. Josephine, la moglie del pittore, in una lettera indirizzata a Marion, la sorella di Edward, incluse una breve descrizione del quadro I nottambuli su cui Hopper stava lavorando:. Fuori dal locale la strada è deserta perché la scena è ambientata a notte fonda. Non c'è alcuna interazione tra i protagonisti e ciascuno di loro è immerso nei propri pensieri. Tale atteggiamento mette in risalto il tema principale del quadro: la solitudine. Non è chiaro se il locale dipinto nel quadro fosse reale o fosse frutto dell'immaginazione del pittore. Lo stesso Hopper disse che si era ispirato ad un locale che si trovava a Greenwich Village, nel quartiere di Manhattan. Alcuni studiosi ritengono invece che questo bar dovesse trovarsi a Mulry Square, all'incrocio tra la 7ª Avenue South, Greenwich Avenue e l'11ª West Street, a sette isolati dallo studio del pittore. Kelly Grovier lo considerò 'il Grande dipinto americano'.
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### Titolo: Ruby, Gold and Malachite. ### Introduzione: Ruby, Gold and Malachite (Rubino, oro e malachite) è un olio su tela dipinto dal ritrattista britannico ottocentesco Henry Scott Tuke nel 1902; raffigura sei maschi adolescenti - dentro ed attorno ad una barca - mentre stanno facendo il bagno in mare nudi o seminudi. E stato dipinto nei pressi di Falmouth (Cornovaglia) ed esposto per la prima volta alla 'Royal Academy summer exhibition' di Piccadilly quello stesso anno, assieme ad altre sue due opere: 'The Run Home' e 'Portrait of Alfred de Pass'. È stato uno dei suoi più grandi successi e fa parte di quell'ampia serie di opere raffiguranti ragazzi nudi in spiaggia. L'artista ha utilizzato come modelli regolarmente gli stessi ragazzi, tra cui i fratelli Richard e Georgie Fouracre, Bert White, Harry Cleave e Charlie Mitchell (qui è colui che si riposa, visto di spalle, sopra le rocce). Critici e commentatori notano la vicinanza di Tuke col movimento dei poeti uraniani per la forte carica di omoerotismo che pervade le sue creazioni. Acquistato dalla corporazione della Città di Londra, la tela può essere oggi ammirata alla Guildhall Art Gallery. ### Descrizione e stile. Vengono raffigurati sei adolescenti al largo di Newporth Beach, nei pressi di Falmouth, in un giorno d'estate; tre stanno su una barca a remi, due sono in acqua mentre uno si trova ancora a riva sul litorale: non viene mostrato l'orizzonte, il che rende lo spazio più chiuso ed intimo. Quattro dei soggetti sono completamente nudi: quello in alto a sinistra si trova immerso nell'acqua fino al collo, un altro in alto a sinistra si riposa sulle rocce, quello in basso a destra sta a guado in piedi tenendo la barca, infine quello al centro sta seduto ad uno dei lati della barca. Gli altri due indossano degli abiti; uno sta in piedi nella parte posteriore dell'imbarcazione, ha lunghi pantaloni bianchi ed imbraccia un remo; l'ultimo sta seduto al centro della barca, con una maglietta rossa e pantaloni e cappellino bianco. Il dipinto è soggetto ad ambiguità e può essere letto in diversi modi: come celebrazione della mascolinità atletica, come rappresentazione dell'innocenza e purezza della gioventù (perfettamente inconsapevole entro un ambiente naturale), l'immagine d'un perduto idillio rurale con reminiscenze d'Arcadia, ma anche come una rappresentazione dei figli dell'impero britannico ai tempi della guerra anglo-boera, o infine come celebrazione del piacere e critica implicita proprio del militarismo e della militarizzazione della gioventù maschile.
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### Titolo: Retablo di San Giorgio. ### Introduzione: Il retablo di San Giorgio è una grande pala d'altare, ascrivibile all'arte gotica sarda del XVI secolo. Originariamente situato nell'omonima chiesa, ubicata a circa due chilometri da Perfugas, venne in seguito conservato nei locali della Soprintendenza ai beni culturali della provincia di Sassari e Nuoro e, infine, affidato alla custodia del Museo diocesano di arte sacra allestito presso la parrocchiale di Santa Maria degli Angeli, nel centro storico di Perfugas. ### Descrizione. Attribuito dapprima al Maestro di Ozieri, poi al pittore tardomanierista sassarese Ambrogio Calvano, l'autore resta tuttora sconosciuto ed è convenzionalmente identificato con il Maestro di Perfugas. L'opera, una struttura lignea con cornici interamente bagnate in oro, è composta da 54 tavole in 14 pale separabili, nelle quali viene rappresentato il tema dei misteri del Rosario. Nei diversi intagli vengono illustrati l'Annunciazione, San Giorgio e il drago, San Gavino a cavallo, la Visitazione, la Natività, l'Adorazione dei Magi, la Presentazione al tempio, la Resurrezione, la Pentecoste, l'Ascensione, la Sacra Famiglia con Sant'Anna e l'Incoronazione della Vergine, per concludere con la Crocifissione, dipinta nel colmo del retablo. Tra le figure si ravvisano santi e evangelisti, quali San Paolo, Sant'Antonio da Padova, San Francesco, Sant'Ambrogio, San Gregorio, San Gerolamo, Sant'Agostino, San Giovanni Battista, Santa Barbara, Sant'Agnese, San Tomaso, San Bartolomeo Scorticato e l'Arcangelo Michele. La nicchia del polittico custodisce due pezzi inediti dello stesso periodo: il Santo cavaliere e la Ritrovata donzella, che nella leggenda fu liberata dal drago. Gravi manifestazioni di degrado, sia del supporto ligneo che del testo pittorico del retablo, portarono negli anni 80 ad un importante intervento di restauro, con ricollocazione finale dell'opera presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, in un ambiente dotato di sistemi appropriati alla sua conservazione.
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### Titolo: La morte di Giacinto. ### Introduzione: La morte di Giacinto (La Mort d'Hyacinthe) è un olio su tela di Jean Broc del 1801. Risulta essere l'opera più famosa del pittore francese discepolo di Jacques-Louis David ed è ispirata dalla storia raccontata da Publio Ovidio Nasone nelle sue Metamorfosi. Si tratta di una rappresentazione della morte del bellissimo adolescente Giacinto cullato tra le braccia del suo amante, il dio greco Apollo: di fronte a loro, a terra, il disco che ha causato la morte del ragazzo e che è stato lanciato dal dio stesso. Acquistato dal barone Horace Demarçay (1813-1866); viene donato al museo cittadino dalla vedova nel 1899, in quanto riteneva sconveniente che vi fossero in casa ritratti di maschi nudi i quali potevano essere veduti anche dalle giovani nipoti. Attualmente appartiene alla collezione della città di Poitiers ed è spesso esposto al Musée Sainte-Croix, il più grande della città. ### Descrizione. Secondo il testo ovidiano, mentre Apollo e Giacino stavano felicemente giocando al lancio del disco, in preparazione dei giochi olimpici antichi, questi subì improvvisamente un cambio di direzione; difatti, il dio del vento Zefiro, anch'egli innamorato del giovane e geloso della gioia toccata ad Apollo, con una folata di vento mandò il pesante disco a colpire la fronte di Giacinto. Dal sangue sgorgato dal ragazzo morente e caduto al suolo spuntò il fiore che da allora in poi porta il suo nome, l'azzurro Hyacinthus. Il dipinto mostra Apollo, riconoscibile per il suo mantello rosso e la Lira sulla schiena, che abbraccia strettamente un ragazzo nudo esanime; si tratta di Giacinto, l'adolescente di cui il dio è innamorato. Accanto, ai loro piedi, il disco che ha provocato il tragico incidente. Il vento di ponente, lo Zefiro, continua a soffiare spingendo verso destra il mantello del dio. Intorno sono sparsi dei fiori. Sullo sfondo vi è un piccolo gruppo di alberi, un corso d'acqua (un lago o un fiume) e una montagna. Charles Paul Landon ha scritto la seguente analisi del tema del dipinto per il Salon (mostra) di Parigi del 1802:. Questo tema rappresenta la morte di Hyacinthos, favorito di Apollo, mentre gioca col disco assieme al dio; egli sta morendo tra le braccia di Apollo, che lo trasforma nel fiore che porta il suo nome... Apollo, figlio di Zeus, era dotato di una straordinaria bellezza (eguagliata soltanto dal Sole). Questo principe divino, che era altrettanto lodevole per le sue qualità spirituali come per la sua avvenenza esteriore, fu il primo ad insegnare la scienza e le arti (agli antichi popoli mediterranei). Dopo essere stato alleato di Poseidone durante la guerra di Troia, si diresse verso l'isola di Delo, dove rimase per un certo tempo prima di stabilirsi definitivamente nella città di Delfi. Ha insegnato ai Greci il valore della civiltà, ha sottilmente instillato in loro i principi della morale attraverso la musica... Uccide i Ciclopi che avevano forgiato il fulmine che il Re degli dei aveva usato per uccidere suo figlio Asclepio. Cacciato dall'Olimpo egli cerca rifugio presso Admeto, che gli affida le sue mandrie. Durante la sua permanenza sulla Terra, Apollo inventa la lira; Marsia che aveva osato sfidarlo ad una gara di musica, viene punito severamente; in seguito fa crescere a Mida orecchie d'asino per avere assegnato la vittoria a Pan.È lui che ha modellato i mattoni che sono poi stati utilizzati per costruire le possenti mura della città di Troia. Egli alternativamente arde di desiderio per Dafne, Clizia, Coronis e Cirene; le sue disgrazie amorose ammorbidiscono le ire di Zeus, che lo riporta il cielo e ripristina la sua divinità e i suoi poteri. Dio della poesia, della musica e dell'eloquenza, della medicina, dei presagi e delle arti, che presiede i concerti delle Muse; a volte vive con loro sul monte Parnaso, o sul monte Elicona, o sul Monte Pieris, o sulle rive del Permesse e Hypocrène; a volte presta il proprio fascino alle feste degli dei allietandole con le dolci corde della sua lira. Questo dipinto è stato esposto al Salon 1801 e ha ricevuto una menzione d'onore dalla giuria arte .
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### Titolo: August Blue. ### Introduzione: August Blue è un olio su tela dipinto dall'artista britannico Henry Scott Tuke nel 1893-4; iniziato probabilmente en plein air su una barca nel porto di Falmouth (Cornovaglia). Esso rappresenta quattro giovani nudi, dentro ed attorno ad una barca, mentre fanno il bagno in mare. ### Descrizione e stile. Il quadro raffigura quattro maschi adolescenti mentre stanno facendo il bagno nel porto cittadino; uno si trova immerso fino alla vita nell'acqua marina e sta aggrappato ad un lato della barca a remi in cui si trovano gli altri tre suoi amici. Il primo di loro sta in piedi nella barca con in mano un panno od asciugamano; gli altri due stanno seduti, uno appoggiato allo schienale a poppa a prendere il sole e l'altro sporgendosi con i remi stretti in pugno. I primi tre appaiono come completamente nudi, mentre il quarto di loro indossa una camicia blu e un gilet di colore marrone. Il colore dominante, che si riflette nel titolo stesso dell'opera, è il blu-azzurro: il cielo che sta sopra i ragazzi, con una luce dorata atta a creare coloriture luminose; vi sono poi le acque azzurro cristalline del mare, con solamente un'ombra verdastra prodotta dall'imbarcazione. Altre barche con le vele quadre o ammainate o ancorate sullo sfondo. La composizione è molto accurata nel mostrare i corpi sani e giovani dei protagonisti, in uno stile fresco e tutto moderno, che può essere sicuramente contrapposto ai modelli del neoclassicismo del tutto privi di vitalità e ancora ampiamente raffigurati nei dipinti accademici dell'epoca, ma anche nel precedente primissimo lavoro dello stesso Tuke. Il dipinto è percorso da un senso di ambiguità e può essere letto in odi differenti: come una celebrazione della mascolinità atletica, o come una rappresentazione della purezza ed innocenza intrinseche alla giovinezza - la nudità inconsapevole immersa in un ambiente naturale - che ricorda un mondo idilliaco rurale perduto in stile Arcadia. Tutto ciò, sommato in uno, favorisce anche una forte carica espressiva di omoerotismo sentimentale-romantico. Il titolo della tela è tratto dall'ultimo verso di 'The Sundew, una poesia di Algernon Swinburne pubblicata nel 1866, che descrive un appuntamento amoroso avvenuto all'interno di una palude, testimoniato solamente da una drosera: 'Thou wert not worth green midsummer / Nor fit to live to August blue, / O Sundew, not remembering her.'. È difficile identificare i modelli, a causa dell'abitudine del pittore d'intercambiare teste e corpi nei suoi quadri, ma uno si sa esser stato Maurice Clift, nipote d'un amico i famiglia e finito ucciso sul fronte francese durante la prima guerra mondiale; un altro è il futuro artista Lindsay Symington, che ha modellato il ragazzo che si trova immerso in acqua tenendosi aggrappato alla barca.
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### Titolo: L'amore alla fonte della vita. ### Introduzione: L'amore alla fonte della vita, detto anche Gli amanti alla fonte della vita è un dipinto a olio su tela (72 x 100cm) di Giovanni Segantini, completato nel 1896 e conservato nella Galleria d'Arte Moderna a Milano. L'opera fu commissionata dal principe russo Jussopoff di San Pietroburgo. La tela è firmata e datata in basso sulla destra con la scritta in rosso 'G. Segantini - Maloja 1896'. Pervenne alla Galleria nel 1955 come legato. ### Descrizione e stile. Appartiene alla fase matura dell'artista, che la realizzò tre anni prima della morte, all'età di trentotto anni. È una delle più celebri opere della fase simbolista del pittore, cominciata nel 1891 con Le cattive madri. Allo stesso 1891 data anche la svolta divisionista di Segantini, che aderisce a questo movimento pittorico contemporaneamente a Previati e Morbelli, e di cui questo dipinto è annoverato fra le opere più rappresentative. Fu dipinto a Maloja, villaggio alpino del cantone dei Grigioni dove l'artista si era appena trasferito con la famiglia. Così fu descritto da Segantini stesso in una lettera del 1896:.
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### Titolo: La morte di Chatterton. ### Introduzione: La morte di Chatterton è un olio su tela del pittore appartenente alla confraternita dei preraffaeliti Henry Wallis, che si trova oggi alla Tate Britain di Londra la quale lo detiene dal 1899. Due versioni più piccole, schizzi o repliche dell'originale, sono conservati al Birmingham Museum and Art Gallery e allo Yale Center for British Art. Il dipinto è stato completato nel 1856. ### Descrizione. Il soggetto del quadro è il poeta inglese diciassettenne Thomas Chatterton, uno dei precursori della letteratura romantica, raffigurato sdraiato morto sul letto dopo essersi avvelenato con l'arsenico nel 1770. Thomas è stato considerato il prototipo dell'eroe romantico per molti giovani della sua generazione e di quella successiva a cui apparteneva anche Wallis. Il suo metodo e stile rivelano qui l'importanza del suo collegamento col movimento preraffaelita, dai colori vivaci all'attenta costruzione e ai dettagli simbolici presenti. L'artista ha utilizzato una combinazione di colori audaci abbinata ad una tonalità di sfondo che fa da contrasto, sfruttando la luce naturale che entra dalla finestra parzialmente aperta della soffitta per poter così realizzare uno dei suoi stili più amati, il chiaroscuro. Wallis ha dipinto il quadro nella camera di un amico situata a Gray's Inn, con la cattedrale di San Paolo (Londra) visibile sulla linea dell'orizzonte attraverso la finestra; è stata probabilmente una coincidenza che questa posizione fosse vicina al sottotetto in Brooke Street dove il ragazzo morì 86 anni prima. Il modello utilizzato è stato il giovane George Meredith, futuro romanziere e poeta inglese dell'era vittoriana.
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### Titolo: Famiglia di Dario ai piedi di Alessandro. ### Introduzione: La famiglia di Dario ai piedi di Alessandro è un dipinto a olio su tela (1565–1570) realizzato da Paolo Veronese. Ritrae Alessandro Magno con la famiglia di Dario III, l'imperatore persiano sconfitto in battaglia. È conservato nella National Gallery di Londra dal 1857. ### Descrizione. Nel 333 a.C. Alessandro sconfisse Dario III, l'ultimo Gran re dell'impero Achemenide, nella battaglia di Isso. Dario scampò alla cattura, ma sua moglie (e sorella) Statira I, sua madre, Sisigambi, e le sue figlie Statira II e Dripetide furono fatte prigioniere. Alessandro fu clemente con loro, come narra Plutarco. Il dipinto rappresenta l'incontro di Alessandro con la famiglia reale di Dario, e si concentra su un episodio riguardante Sisigambi, madre di Dario, riportato da vari storici, quali Arriano, Valerio Massimo e Curzio Rufo. Secondo i loro convergenti resoconti, Alessandro andò dalle dame accompagnato da Efestione, suo condottiero e amico intimo dall'infanzia. Sisigambi confuse Efestione con Alessandro, e si inginocchiò di fronte a lui per implorare clemenza. Quando l'errore fu scoperto, Alessandro dichiarò che 'Anche Efestione era Alessandro'.La composizione del dipinto conserva l'ambiguità alla base dell'errore della madre di Dario. Si ritiene che Alessandro sia il giovane in rosso mentre Efestione è il giovane con l'armatura.Com'era nella sua consuetudine, l'episodio storico viene trasposto dal Caliari all'interno di una maestosa architettura palladiana anziché nella tenda di Dario dove si sarebbe svolto secondo gli storici. così come i costumi dei personaggi sono magnifici ed accuratissimi esempi della moda veneziana del Cinquecento Molti sostengono che fra i personaggi rappresentati vi siano ritratti alcuni contemporanei di Veronese. In particolare potrebbero esservi ritratti componenti della famiglia Pisani che commissionò il dipintoÈ l'unica opera menzionata da Goethe durante la sua visita a Venezia nel 1786, quando lo ammirò nel corso del soggiorno a Palazzo Pisani Moretta. Fu acquistato dalla famiglia Pisani che ancora lo conservava nel palazzo veneziano dalla National Gallery di Londra nel 1857 dopo quattro anni di trattative, sborsando la cifra di 13.650 sterline. Il prezzo rappresentava per l'epoca una somma esorbitante, tanto che fu oggetto di dibattimento alla Camera dei Comuni. Il critico d'arte inglese John Ruskin lo descrisse come 'il più prezioso Veronese del mondo.'.
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### Titolo: Tre Parche (Salviati). ### Introduzione: Le Tre Parche sono un dipinto a olio su tavola (83x61,8 cm) di Francesco Salviati, databile al 1550 circa e conservato nella Galleria Palatina di Firenze. ### Descrizione e stile. Rara è la rappresentazione delle Parche, tanto più in piedi e in una composizione stretta, che le vede una a fianco dell'altra. Lo sfondo è scuro, I loro attributi sono chiaramente specificati: Cloto ha la conocchia, Lachesi il filo che simboleggia la vita dell'uomo, e Atropo è in atto di tagliarlo. Tutte e tre hanno lo stesso volto di vecchia, di gusto stregonesco, ruotato in posizioni diverse: frontale, di profilo e di tre quarti. I panneggi svolazzanti e dai colori cangianti sono tra le ragioni dell'attribuzione al Salviati.
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### Titolo: Gli inviati di Agamennone. ### Introduzione: Gli inviati di Agamennone (o Achille riceve gli ambasciatori di Agamennone) è un dipinto a olio su tela di Jean-Auguste-Dominique Ingres del 1801 (quando l'artista aveva appena vent'anni) prodotto espressamente per il concorso Prix de Rome. Questa era già la sua seconda partecipazione al Premio, ed il tema mitologico-letterario gli permise di vincere il 'Gran Premio' assegnato da Jules Antoine Vauthier. La pittura fa parte delle collezioni dell'École nationale supérieure des beaux-arts. ### Descrizione e stile. Il soggetto è ispirato al poema epico Iliade di Omero, e precisamente al passo in cui è descritta l'ambasceria inviata da Agamennone ad Achille che qui appare in compagnia dell'amante Patroclo: si tratta di una dimostrazione del prestito da parte dell'artista di figure tratte dall'antica arte greca, in particolare uno dei convenuti, Ulisse, viene qui ritratto con un mantello rosso drappeggiato derivante da una scultura dello pseudo-Fidia. Rappresentante dello stile neoclassico e paragonato alla scuola del suo maestro Jacques-Louis David, Ingres contiene e porta tuttavia con sé in questo periodo il marchio di alcune tra le caratteristiche più notevoli di John Flaxman, a partire dal momento in cui ne vede l'opera esposta a Parigi.
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### Titolo: La Sibilla Appenninica. ### Introduzione: La Sibilla Appenninica è un dipinto eseguito da Adolfo De Carolis, realizzato a tempera, sulle pareti del salone di rappresentanza del Palazzo del Governo di Ascoli Piceno, oggi sede della Prefettura e dell'Amministrazione Provinciale, tra il 1907 ed il 1908. ### Descrizione. L'immagine della Sibilla Appenninica è stata dipinta, con la tecnica della tempera disciolta nella caseina e ritocchi ad olio tra il 1907 ed il 1908, nel ciclo decorativo del salone di rappresentanza del Palazzo del Governo di Ascoli Piceno. Sulla parete sud, che l'artista dedicò alla montagna, illustrò scene allegoriche legate alla vita quotidiana del mondo della pastorizia ed alla realtà contadina del Piceno. Le rappresentazioni si susseguono all'interno di una fascia suddivisa in tre riquadri ai cui lati il pittore scrisse «ad agris et silvis» «nei campi e nei boschi». Al di sopra della figura della Sibilla, all'interno di una tonda cornice contenuta nella lunetta, la frase: «NE CEDE MALIS AUDENTIOR ITO» «va avanti con maggior coraggio e non cedere alle avversità». Questo motto è lo stesso che la Sibilla Cumana suggerisce ad Enea nell'Eneide di Virgilio (libro VI v.95). Il De Carolis, al centro della parete, ai piedi di un innevato monte Vettore, con maestà michelangiolesca ed in atteggiamento molto somigliante alle Sibille della Cappella Sistina, ritrasse la Sibilla Picena, seduta e pensosa, tra due donne che versano acqua da anfore. Le due donne rappresentano le personificazioni dei fiumi, simbolo di fertilità, individuabili nel Tronto ed il Tesino oppure nell'Aso ed il Tenna. Sulle lesene dipinte, che fiancheggiano la figura della Sibilla, compaiono due donne guerriere che impersonano le città di Ascoli e di Fermo. La raffigurazione di sinistra reca in mano una piccola rappresentazione della città ascolana, così come compare nello stemma comunale, con la porta a due fornici sovrastata dalla galleria tra due torri, e nell'altra mano un ramo di quercia. La figura femminile di destra è la rappresentazione della città di Fermo. Dal nastro che sorregge si legge «FIRMO FIRMAM FIDES» «la città di Fermo dalla ferma fede», come dal motto comunale fermano. L'intero tema centrale è contornato da due riquadri dal cui fondo blu si distinguono le immagini di personaggi intenti al lavoro quotidiano dell'agricoltura. Quello di sinistra propone due buoi che conducono un rustico carro marchigiano decorato e giovani fanciulle, vestite con lunghe gonne dai colori vivaci, affaccendate a trasportare ceste ricolme di frutta. Una di esse indossa una collana di corallo quale dono di nozze del mondo contadino, un'altra reca in mano una falce. Scena campestre che il De Carolis conclude con un fondo dedicato alla vendemmia dipingendo un grosso tino nel quale svuotare le ceste d'uva ed un contadino che mescola il mosto. Nel riquadro di destra la scena è dedicata alla pastorizia con un piccolo gregge al pascolo e pastori che si appoggiano sui loro bastoni. Le presenze femminili, dedite al trasporto di fascine di legna, sono anche qui rappresentate con abiti dalle vivide cromie. Sullo sfondo si intravede una giovane tessitrice forse dipinta come probabile riferimento alla leggenda ascolana di Polisia.
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### Titolo: Edipo e la Sfinge (Ingres). ### Introduzione: Edipo e la Sfinge (o Edipo spiega l'enigma della Sfinge o Edipo risolve l'indovinello della Sfinge) è uno dei lavori giovanili del pittore francese Jean-Auguste-Dominique Ingres. ### Descrizione e stile. Realizzato in stile neoclassico, il dipinto rappresenta il momento in cui Edipo rivela la soluzione da lui proposta dell'enigma impostogli dal mostro; se non vi fosse difatti riuscito essa lo avrebbe divorato. La tela distingue, attraverso il contrasto della luce che mette in evidenza l'eroe mitico e l'oscurità che regna attorno alla Sfinge, il contrasto che vige tra l'intelletto e la forza bruta. Ai piedi delle due figure contrapposte si trovano i resti umani di coloro che non sono stati capaci di sciogliere l'indovinello. Sullo sfondo un altro personaggio, che non riesce a comprendere, s'appresta a fuggire.
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### Titolo: L'Aurora (Bouguereau). ### Introduzione: L'Aurora è un dipinto a olio del 1881 del pittore francese accademico William-Adolphe Bouguereau che attualmente si trova presso il Birmingham Museum of Art a Birmingham (Alabama), Stati Uniti. ### Descrizione. Come molti altri artisti a lui precedenti ma anche contemporanei, Bouguereau utilizza qui il tema come una scusa per rappresentare la dea nella sua nudità più sensuale, con la sua 'coperta di luce' avvolta intorno al suo corpo, mente con i suoi baci ridona la vita ai fiori dopo la notte fredda appena trascorsa, che viene percepite e s'intuisce essere oramai ai suoi piedi. La firma e data sono in basso a sinistra: W. BOUGUEREAU 1881.
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### Titolo: Ninfe e satiro. ### Introduzione: Ninfe e satiro (Nymphes et Satires, 260x180) è un dipinto a olio realizzato nel 1873 dal pittore francese William-Adolphe Bouguereau, uno dei maggiori esponenti del 'realismo borghese' e della corrente dell''accademismo' o art pompier. Esposto in quello stesso 1873 a Parigi nel Salon (mostra), un anno prima che si realizzasse la prima esposizione dell'impressionismo. ### Descrizione. Nei pressi di un laghetto ombroso ed appartato, un gruppo di ninfe ha appena catturato un satiro che, presumibilmente, le stava osservando di nascosto. Tre di esse stanno cercando di spingerlo verso l'acqua, mentre la quarta lancia un cenno alle compagne che stanno al di fuori della scena invitandole ad unirsi a loro. Nel frattempo, schizzato e con uno degli zoccoli già immerso, il satiro tenta di resistere.
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### Titolo: Giovanni Battista alla sorgente. ### Introduzione: Il san Giovanni Battista alla sorgente (o Giovanni Battista alla fonte/fontana) è una delle sette versioni su 'San Giovannino' (Giovanni Battista ritratto giovinetto) attribuite a Michelangelo Merisi da Caravaggio; l'argomento rimane in parte controverso in quanto alcuni critici considerano questa ed altre come copie e non originali del maestro lombardo. Può essere anche considerata una tela iniziata dal Caravaggio e completata da un'altra mano intorno al 1610; le due versioni maggiormente conosciute sono quella conservata nella collezione Bonelli a La Valletta e a Londra da privati. ### Descrizione. Il dipinto è conservato in una collezione privata a Malta, di difficile accesso, il che ha impedito a molti ricercatori di studiarlo. Nonostante questo John Gash lo considera un originale di Caravaggio, notando la somiglianza nel trattamento della superficie corporea con l'Amorino dormiente, con certezza attribuitogli e datato a quello stesso periodo maltese. Si tratta di un dipinto gravemente danneggiato, soprattutto nelle parti riferite al paesaggio. Il tema del giovane Giovanni Battista che si abbevera ad una sorgente si riferisce alla tradizione evangelica che vuole ch'egli abbia bevuto solo acqua durante tutto il tempo della sua permanenza nel deserto. La tela è realizzata secondo le norme più estreme del chiaroscuro, tipicamente caravaggesco, così come lo è la scelta di immortalare il Battista da ragazzo, questa volta però inserendolo in un paesaggio molto buio ma dove si apre verso in alto un pezzo di cielo che risulta così essere più chiaro, quantunque rimanga minaccioso.
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### Titolo: Galleria di Casa Buonarroti. ### Introduzione: La Galleria di Casa Buonarroti è un ambiente monumentale del palazzo e museo in via Ghibellina 70 a Firenze. Dedicata alla celebrazione di Michelangelo Buonarroti, fu fatta decorare dal suo pronipote Michelangelo il Giovane tra il 1612 e il 1637, con il coinvolgimento dei maggiori artisti allora attivi a Firenze, tra i quali l'Empoli, Giovanni Bilivert, Cristofano Allori, Domenico Passignano, Artemisia Gentileschi, Pietro da Cortona, Giovanni da San Giovanni, Francesco Furini, Jacopo Vignali e il Volterrano. Per la ricchezza del programma decorativo, la presenza di numerose mani, la relativa velocità di esecuzione e l'ottima conservazione, il complesso riveste una particolare importanza nell'ambito delle arti del Seicento fiorentino. ### Descrizione. La galleria affaccia, con due finestre su un lato breve, su via Ghibellina (lato sud). I lati lunghi (est e ovest), sono interrotti da due porte ciascuno alle estremità, e altre due si trovano sull'altro lato breve, in comunicazione, dopo un corto passaggio che nasconde il vano di una scaletta a chiocciola, con la Sala della Notte e il Dì. Le ante delle porte vennero intarsiate da Benedetto Calenzuoli su disegno di Pietro da Cortona, nel 1637 circa, poco dopo che il Cortona, invitato a Firenze dal Granduca, soggiornò per la prima volta in casa Buonarroti. La decorazione pittorica dei lati lunghi è divisa in cinque scomparti: due dipinti collocati sopra i portali, e tre mediani spartiti da semplici paraste in pietra serena, posti sopra una zoccolo con pitture a monocromo. I lati brevi sono tripartiti con le finestre o i portali ai lati, e uno spazio centrale che, nel lato sud, è occupato dalla statua di Michelangelo pensieroso di Antonio Novelli (1635) e, in quello nord, da dipinto dell'Epifania di Ascanio Condivi su cartone di Michelangelo stesso, accanto al quale trovano posto entro nicchie le statue della Vita attiva e della Vita contemplativa di Domenico Pieratti (1628-32). Negli spicchi sopra le nicchie, due coppie di teste di cane del Furini. Il soffitto è diviso in quindici riquadri ospitanti altrettanti dipinti e corrispondenti alle partizioni del pavimento, in cotto, marmo e pietra. Alle pareti si trovano i momenti salienti della vita di Michelangelo, mentre sul soffitto la decorazione prosegue con le sue esequie, la costruzione della tomba, e altre scene allegoriche, accanto alle «potenze e virtù d'animo» che fecero grande l'artista e due coppie d'angeli che intrecciano altrettante corone, simbolo delle quattro arti in cui Michelangelo era eccelso (Pittura, Scultura, Architettura e Poesia). Dovevano completare la decorazione un'opera di scultura e una di pittura di Michelangelo: la prima era la Battaglia dei centauri, posta sotto la statua dell'artista dove oggi si trova una lapide, meglio valorizzata dal XIX secolo in un'altra sala del museo. Per la pittura è presente la grande tavola di Ascanio Condivi, disegnata di Michelangelo.
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### Titolo: Fasti medicei. ### Introduzione: I Fasti medicei (o Glorie di Casa Medici) sono un ciclo di affreschi dipinti dal Volterrano tra il 1636 e il 1646 nel cortile della villa medicea della Petraia a Firenze. Dedicati alla celebrazione di Casa Medici, sono considerati il capolavoro dell'artista, e una delle opere più significative del Seicento fiorentino. ### Descrizione e stile. I Fasti occupano i lunettoni sotto le arcate del cortile, che si trovano solo nei lati est e ovest, tre storie per ciascun lato lungo (due grandi, che occupano due lunette, e una piccola nel sovrapporta) e una a lato per ognuno dei lati corti, per un totale di dieci. Le scene maggiori sono organizzate su un basamento dipinto con scalette a chiocciola, putti e fontane scolpite, che si ispira all'appartamento estivo di palazzo Pitti (dove oggi si trova il Museo degli Argenti). Tale impostazione artificiosa è ancora più spregiudicata in tre degli affreschi dei lati brevi, dove ai lati delle porte si trovano ripide scalinate introflesse, popolate di personaggi e animali a grandezza naturale. Da sinistra le scene sono:. Incontro fra papa Leone X e Francesco I di Francia. Ingresso trionfale di Cosimo I a Siena. Caterina de' Medici con i figli. Predominio della Toscana sul mare. Giuliano Duca di Nemours e Lorenzo Duca d'Urbino sul Campidoglio. Alessandro primo duca di Firenze (questa scena contiene un autoritratto del pittore). Cosimo II riceve i vincitori dell'impresa di Bona. Maria de' Medici regina di Francia con i figli. Cosimo I associa al governo il figlio Francesco. Clemente VII incorona a Bologna Carlo VDelle scene esiste un corposo gruppo di studi preparatori (soprattutto del GDSU a Firenze, Cabinet des Dessins del Louvre, al Fogg Art Museum, al Metropolitan Museum e nella collezione del Christ Church College di Oxford), dove i personaggi sono studiati a nudo, secondo le consuetudini delle botteghe artistiche, e poi rivestiti direttamente sull'affresco. Numerosi poi i fogli sparsi in collezioni pubbliche e private. Le decisioni artistiche e compositive sono riferite interamente all'artista, che dovette ispirarsi innanzitutto ai recenti affreschi della Sala di Giovanni da San Giovanni in palazzo Pitti, a cui aveva partecipato, poi alle Storie di Furio Camillo di Francesco Salviati in palazzo Vecchio, ai Trionfi di Cosimo I sulla base della statua equestre di Cosimo I de' Medici in piazza Signoria del Giambologna, ai fasti familiari dei Capponi o dei Guicciardini affrescati a fine del Cinquecento da Bernardino Poccetti nei rispettivi palazzi, e alle Storie medicee di Matteo Rosselli e altri pittori nel Casino mediceo di San Marco.
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### Titolo: Due amanti. ### Introduzione: Due amanti è un dipinto eseguito da Giulio Romano tra il 1523 e il 1524 e conservato nell'Ermitage di San Pietroburgo. L'opera, di dimensioni monumentali, è stata forse eseguita a Roma su commissione di Federico Gonzaga e sembra precedere di poco la partenza di Giulio per Mantova. ### Descrizione. Il dipinto raffigura una scena erotica fra due amanti spiati da una terza figura. La scena si concentra su un letto avvolto da un tendaggio di stoffa verde contornato da un ricamo dorato, quasi a suggerire un baldacchino improvvisato, sulla cui spalliera si ergono teste di creature mitologiche con le orecchie a punta. Sul letto è disteso un giovane seminudo a cui si abbraccia una donna: gli accessori che esibisce (un bracciale dorato al braccio, una cinghia bianca fra i capelli e orecchini di perle) la identificano come una cortigiana. La gamba destra della donna scivola sopra un tavolino su cui sono ripiegate le sue vesti bianche, la mano destra scioglie la sua treccia dorata posata sul petto dell'uomo, mentre la mano sinistra solleva il panno che cinge i fianchi del giovane. La posa dell'uomo è simmetrica a quella della donna: anche la sua gamba destra scivola fuori dal letto su uno sgabello con delle ciabatte nere, il gomito destro affonda nei cuscini e con il braccio sinistro avvolge il fianco della giovane. A terra è rannicchiato un gattino impaurito, un espediente visivo che Giulio Romano aveva già usato nella Madonna della gatta.
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### Titolo: Cenacolo di Candeli. ### Introduzione: Il Cenacolo di Candeli è un affresco (191x265 cm) attribuito a Giovanni Antonio Sogliani, databile al 1510-1514 circa e conservato nel monastero di Candeli a Firenze. Fa parte di un ciclo di affreschi nell'ex-refettorio, oggi facente parte della caserma dei Carabinieri. ### Descrizione e stile. Su un tavolo a ferro di cavallo si allineano gli apostoli con Gesù al centro e Giuda di fronte a lui, unico sul lato opposto. Del Cenacolo di Fuligno viene ripreso il tono e lo schema compositivo, compresa la forma degli scranni. Semplificate appaiono però la resa psicologica (basti guardare il Giuda in cui è scomparsa l'espressione di rimorso rivolta allo spettatore) e la struttura architettonica, con la presenza della sola Cena. Tale apparenza è però oggi alterata dalla cancellazione, nel Settecento, dei parati architettonici che alludevano a un loggiato retrostante. Si tratta di un lampante esempio di mutamento di gusto, dallo spazio illusionisticamente aperto all'esterno, all'effetto decorativo di una finta tela appesa alla parete. Si tratta di un'opera di buona maniera, ben meno complessa dell'affresco di San Domenico e i compagni nutriti dagli angeli dipinto dallo stesso autore nel 1536 nel refettorio della foresteria del convento di San Marco, che appartiene però a un'altra iconografia.
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### Titolo: Eco e Narciso. ### Introduzione: Eco e Narciso è un dipinto del 1903 di John William Waterhouse, che Illustra l'episodio omonimo narrato dal poeta latino Publio Ovidio Nasone ne Le metamorfosi. Waterhouse (1847-1917) è stato un pittore inglese il quale, a causa dello stile e dei temi trattati, è stato classificato come un preraffaellita, ma è più accuratamente inscrivibile come un esponente del neoclassicismo. Con oltre 200 opere al suo attivo, soprattutto nel genere della mitologia classica, ma anche di soggetti storici o letterari, uno dei suoi temi comuni è la femme fatale, ossia la donna che irretisce un uomo. 'Eco e Narciso' è uno dei quadri appartenente alla serie del genere mitologico. Il dipinto è un olio su tela e misura 109,2 cm per 189,2. Fa parte della collezione d'epoca vittoriana del Walker Art Gallery di Liverpool, essendo stato acquistato dal museo nel 1903. ### Descrizione. Nella versione del mito datane da Ovidio, Narciso era il figlio del dio fluviale Cefiso e della naiade Liriope. Ai suoi genitori venne predetto che egli sarebbe vissuto fino a tarda età, ma soltanto se non avesse guardato se stesso in volto. Divenuto un bellissimo ed affascinante adolescente, respinse via via non solo tutte le ninfe e le donne che si innamoravano di lui, ma anche sdegnando i giovanotti come Aminia. Una di queste era la ninfa Eco; ella rimase talmente sconvolta dal suo rifiuto, che si consumò letteralmente d'amore, annichilendo il proprio corpo fino a che non rimase altro che un sussurro, l'eco appunto. Le preghiere di vendetta e maledizione di un giovane che Narciso aveva rifiutato furono ascoltate dalla dea Nemesi la quale condannò il ragazzo ad innamorarsi di sé stesso riflesso in uno specchio d'acqua. Continuò così a rimirarsi sdraiato fino alla morte. Un fiore chiamato Narcissus crebbe nel punto esatto in cui Narciso era spirato, sulle rive del corso d'acqua.
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### Titolo: Bambini sulla spiaggia. ### Introduzione: Bambini sulla spiaggia (Chicos en la playa o Niños en la playa) è il nome di una celebre opera del pittore del postimpressionismo Joaquín Sorolla (1863–1923) e risalente al 1910. Eseguito in olio su tela, misura 118 cm d'altezza per 185 di larghezza; appartiene oggi al Museo del Prado di Madrid, giungendo dal Museo di Arte Moderna al quale era stato donato dallo stesso autore nel 1919. ### Descrizione. Il dipinto raffigura una spiaggia incontaminata, sulla quale stanno sdraiati proni tre bambini nudi, l'ultimo dei quali che sta facendo il verso di nuotare con le braccia. Quello apparentemente più giovane, biondo e con la pelle chiara, si appoggia sui gomiti di fronte agli altri due i quali stanno prendendo il sole e hanno la pelle maggiormente abbronzata, ma che stanno rivolti in un'altra direzione rispetto al primo. Uno di essi è sorridente, rivolto al ragazzo biondo, mentre l'altro pare estraneo alla scena fingendo di nuotare. Il ragazzino biondo è meno affondato nella sabbia fangosa rispetto agli altri due, così come viene descritto in maggior dettaglio: le piante dei piedi, i muscoli delle gambe, i glutei e la schiena hanno una più alta chiarezza rispetto alla pelle marrone scuro degli altri due, sepolti a metà nella sabbia bagnata e con i corpi più sviluppati.
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### Titolo: Daniele nella fossa dei leoni (Rubens). ### Introduzione: Daniele nella fossa dei leoni è un dipinto del 1615 dell'artista fiammingo Pieter Paul Rubens; oggi si trova conservato nella National Gallery of Art di Washington DC. ### Descrizione. Il soggetto è preso dal libro di Daniele 6: 1-28. Rubens ha modellato i leoni su una specie marocchina, esempi dei quali sono stati poi introdotti nel serraglio del governatore spagnolo a Bruxelles. Nel 1618 ha acquisito più di un centinaio di pezzi di scultura classica, in cambio di questo dipinto, altri otto e una somma di denaro.
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### Titolo: Stupore degli Dei. ### Introduzione: Stupore degli Dei è un dipinto di Hans von Aachen, conservato presso la National Gallery di Londra. Fu eseguito probabilmente nell'ultimo decennio del XVI secolo, durante il soggiorno del pittore a Praga. ### Descrizione. Il soggetto è di difficile identificazione. Si potrebbe trattare dell'amore fra Giove e Venere: l'interpretazione è suggerita da una annotazione («Ciò mostra come Giove abbandonò Giunone e amò Venere, tra lo stupore di tutti gli altri Dei pagani») presente su un disegno di von Aachen, contemporaneo e dalle medesime caratteristiche di questo.
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### Titolo: Morte di Euridice. ### Introduzione: Morte di Euridice è un dipinto eseguito da Niccolò Abate negli anni del suo soggiorno in Francia (1552-1571) ed esposto nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'unitarietà compositiva del dipinto nasconde in realtà una pluralità di scene raffiguranti momenti della morte di Euridice, ninfa e moglie di Orfeo. Sulla media distanza Orfeo addomestica alcuni animali selvatici; nel frattempo, in primo piano, Euridice viene insidiata dal pastore Aristeo (secondo la versione del mito seguita da Virgilio e Ovidio), in presenza di tre ninfe che sembrano non accorgersi di quanto sta accadendo; scappa ma viene morsa da un serpente. Accanto è raffigurata morente. Sulla destra Aristeo si consulta con la madre Cirene circa la morte delle sue api, mentre sotto è raffigurato il Dio del mare Proteo, che nella leggenda spiegò al pastore che quest'ultima è la punizione per aver provocato la morte della ninfa.
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### Titolo: Dossale di san Pietro. ### Introduzione: Il Dossale di San Pietro è un dipinto a tempera e oro su tavola (100x141 cm) attribuito a Guido di Graziano, databile al 1280-1290 circa e conservato nella Pinacoteca nazionale di Siena. Proviene dalla distrutta chiesa di San Pietro in Banchi a Siena. ### Descrizione e stile. La tavola consta di tre scomparti. Al centro si trova la figura di San Pietro in trono recante un rotolo e le chiavi e sottolineata dall'iscrizione S. Petrus. Ai lati di un arco trilobato si trovano due angeli a mezzobusto. Nei due scomparti laterali si trovano sei scene ed esattamente:. Annunciazione. Natività. Chiamata di san Pietro. Liberazione di san Pietro dal carcere. Caduta di Simon Mago. Martirio e morte di san PietroLa tavola rivela da una parte l'influenza della scuola senese di fine Duecento, in particolare di Guido da Siena, ma anche l'influenza di Cimabue, il celebre pittore fiorentino cui anche il contemporaneo e più celebre Duccio di Buoninsegna si ispirava in quegli anni.
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### Titolo: Madonna di San Regolo. ### Introduzione: La Madonna di San Regolo, detta anche Madonna del Consiglio, è un'opera attribuita a Guido di Graziano, dipinta su tavola, databile tra il 1285 e il 1295, conservata nella chiesa di San Regolo a Montaione. Raffigura la Madonna in trono con il Bambino, affiancata da due piccoli angeli e da un piccolo San Michele Arcangelo. Si tratta di oro e tempera su tavola e misura 168x81 cm. ### Descrizione. Al centro della tavola cuspidata la Madonna siede su di un trono ligneo al di sotto di un arco trilobato e tiene in grembo il Bambino. La Vergine è avvolta da un manto blu scuro solcato dalle crisografie bizantine e, più sotto, dal martyrion rosso che le avvolge anche la testa. Il bambino indossa un vestitino rosa, anch'esso solcato dalle crisografie bizantine e reca nella mano sinistra un rotolo mentre con l'altra fa il segno della benedizione. In alto, dietro l'arco trilobato ci sono due piccoli angeli a mezzobusto, mentre più in basso un piccolo San Michele arcangelo reca in mano un globo e tiene a bada con una lancia il drago sotto i suoi piedi. ### Stile. La tavola si colloca nell'ambito della Scuola senese di fine Duecento, scuola cui afferiscono artisti quali Dietisalvi di Speme, Guido da Siena, Rinaldo da Siena e un giovane Duccio di Buoninsegna. La tavola presenta notevoli influssi cimabueschi che contraddistinguono questo maestro dai più anziani esponenti della scuola senese, ma ad essere più precisi sembra più vicina all'elaborazione che Duccio di Buoninsegna fece dello stile di Cimabue in quegli anni. Ciò è attestato dal volto allungato di Maria e dalla pennellata fusa dei volti, oltre che dalla persistenza di uno scarso risalto volumetrico e di piccoli angeli sospesi. Ma Guido di Graziano perde decisamente il confronto con il suo concittadino, già in questi anni in cui quest'ultimo era ancora giovane: il manto scuro della Vergine e la veste rosa del Bambino hanno le crisografie che Duccio aveva smesso di usare per l'analoga e coeva Madonna Rucellai (1285). Il risalto chiaroscurale e la cura con cui sono particolareggiati i volti sono imparagonabili. Il naso è oltretutto percettibilmente adunco qui. In quest'opera né Maria né il Bambino hanno la serenità e dolcezza che emanano dai corrispondenti volti di Duccio della Madonna Rucellai (1285) o della Madonna di Crevole (1283-1284). Anche la disposizione prospettica del trono, se pur tentata, è difettosa, soprattutto per la mancanza di coerenza tra le due assonometrie del trono e del suppedaneo per i piedi. Gli ornati sono scarsi per il trono, il suo drappo e l'orlo dorato del manto. Quest'ultimo si sviluppa in segmenti e spezzate a livello della testa piuttosto che serpeggiare fluidamente come nella Madonna Rucellai di Duccio.
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### Titolo: Le tre sorelle (Amedeo Bocchi). ### Introduzione: Il trittico intitolato Le tre sorelle di Amedeo Bocchi è costituito da tre dipinti ad olio su tela (La Saggia di cm 149x114, La Colta e La Folle di 173 x 80 cm) eseguiti nel 1916 e conservati presso la Galleria nazionale di Parma. ### Descrizione. Il dipinto collocato alla nostra destra, intitolato La Folle, rappresenta un ritratto sensuale di figura femminile allungata e stilizzata, che vestita con un abito color lilla, si trova in piedi di fronte alla spettatore. La donna possiede uno sguardo indicibile e la posizione delle sue braccia, incrociate sopra alla testa, rimanda ad un senso di protezione e di distensione fisica. Al centro, invece La Saggia viene ritratta come una giovane fanciulla, rappresentata seduta con un lungo abito bianco e le braccia, appoggiate sulle gambe, disposte regolarmente fino a permettere alla mani di toccarsi per intrecciarne le dita, mentre osserva il visitatore. Lo sfondo dalle tinte verdastre, pur essendo poco definito e astratto rispetto alla figura, ha invece chiari riferimenti vegetali e floreali. L'ultima opera, La Colta, è un ritratto di una giovane donna che, in piedi, legge un testo mantenendo con un'espressione assorta e concentrata, la testa china e la schiena ricurva. Veste un abito lungo viola ed indossa scarpe verdi, che si mescolano con il fondo, il quale scardinando la tradizionale scatola prospettica diventa come una parete luminosa che dà risalto all'intera figura. L'intera opera presenta una sottile intonazione domestica, familiare, intimistica, di elegante sensibilità cromatica e gestuale, non priva di influssi liberty e un gusto vicino a quello elaborato da Gustav Klimt.
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### Titolo: Teti affida Achille al centauro Chirone. ### Introduzione: Teti affida Achille al centauro Chirone è un dipinto ad olio su tela (102 x 138 cm) di Pompeo Batoni, eseguito entro il 1761 e conservato presso la Galleria nazionale di Parma. ### Descrizione. Il personaggio mitologico di Teti, la madre di Achille, con le vesti agitate dal vento, in piedi su una conchiglia spinta da due tritoni, trattiene con un gesto rassicurante il figlio, mentre il centauro Chirone gli mostra in lontananza alcuni oggetti simbolo del suo futuro percorso educativo. Nella nicchia indicata da Chirone, infatti, sono raffigurati un busto di Omero, al quale sono appesi una faretra ed un arco, ed una lira, ad esemplificare rispettivamente la poesia classica, la forza fisica e la musica, cui deve attingere il giovane Achille. Teti, figura materna e protettrice, rappresenta il simbolo di quella dolcezza e di quelle cure femminili, da cui, secondo la cultura illuminista, i giovani dovevano separarsi per intraprendere il proprio percorso educativo e d'identità individuale. Diversamente dagli altri due quadri di egual soggetto eseguiti da Pompeo Batoni, qui Achille è ritratto ancora bambino e i suoi tratti ricordano il gusto del Parmigianino, quasi come se l'artista volesse recare omaggio alla prestigiosa committenza parmense, terra natia del pittore rinascimentale. La figura di Teti rievoca invece Correggio, declinato secondo un gusto pienamente classicista.
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### Titolo: Storie di sant'Agostino e Giudizio universale. ### Introduzione: Le Storie di sant'Agostino e Giudizio universale sono un ciclo di affreschi di Ottaviano Nelli e aiuti, databile al 1430-1440 circa e conservato nella chiesa di Sant'Agostino a Gubbio. ### Descrizione. Il ciclo si trova nella cappella maggiore della chiesa. Sull'arcone esterno si sviluppa un Giudizio universale col Cristo Giudice al centro che smista i corpi risvegliatisi dai sepolcri: a sinistra vanno gli eletti in paradiso, a destra i dannati sprofondano nell'Inferno. Nell'intradosso si trovano poi, entro medaglioni, i busti di Cristo e degli Apostoli. Il ciclo di sant'Agostino si svolge sulle pareti e sulla volta. Gli episodi seguono le Confessioni, arricchite di dettagli dalla Vita Sancti Aureli Augustini di Possidio (435 circa) e da due storie dell'Ordine: il Trattato sull'origine e sviluppo dei Frati eremiti (1334) e il Liber Vitas fratorum di Giordano di Sassonia (1350 circa). Particolare enfasi è posta sui temi dell'autorità di sant'Agostino e sull'eremitismo, prendendo così posizione nella disputa contro i Canonici regolari, pure essi agostiniani, che incentravano la propria regola sulla figura di Agostino quale presbitero attivo, anziché eremita. Il ciclo si legge dalle vele della volta, dove al di sotto dei simboli degli Evangelisti si trovano tre scene sulla vocazione e la formazione di Agostino come insegnante di retorica a Cartagine e una quarta col sogno di sua madre Monica, che lo allontana dalle fascinazioni manichee (il regolo dritto che si vede qui allude infatti alla 'regolarità' religiosa, metafora che compare solo nel ciclo di Gubbio). Le scene si svolgono poi sulle pareti su ben quattro registri, a partire dall'angolo in alto a sinistra: il santo lascia Cartagine, arriva a Roma, dove insegna retorica, e parte per Milano; qui incontra sant'Ambrogio, si converte e frequenta Simpliciano (qui non monaco, ma eremita). Seguono il suo battesimo, la morte della madre, il ritorno a Cartagine, l'ordinazione sacerdotale, la stesura della Regola, la consacrazione come vescovo di Ippona, l'estasi, la morte, i funerali e la traslazione della salma a Pavia. In basso a destra il ciclo di conclude con un miracolo post-mortem, la liberazione di alcuni prigionieri.
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### Titolo: Scene della vita di un santo vescovo. ### Introduzione: Scene della vita di un santo vescovo è un dipinto di Pieter Aertsen. Di proprietà privata, è depositato presso la National Gallery di Londra. Fu probabilmente eseguito verso il 1560, quando l'autore si spostò da Anversa ad Amsterdam. ### Descrizione. L'opera è costruita su tre scene costruite su altrettanti piani figurativi. In quello principale, al centro della composizione, il vescovo è rappresentato nell'atto dell'elemosina. Sullo sfondo è raffigurato mentre guarisce un cieco, sulla sinistra, e mentre si appresta a lavare un povero, sulla destra. Si ipotizza che il soggetto sia sant'Albino, vescovo di Angers dal 529, patrono dei ciechi.
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### Titolo: Commiato di Cristo dalla madre (Altdorfer). ### Introduzione: Il Commiato di Cristo dalla madre è un dipinto di Albrecht Altdorfer. Eseguito probabilmente nel 1520, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'artista raffigura l'episodio del congedo di Cristo dalla Madre: Maria implora Gesù, accompagnato da san Pietro e san Giovanni evangelista, di non lasciare Gerusalemme. Il dipinto è caratterizzato dalla forte gestualità dei protagonisti, dalla presenza di piccole figure in basso a destra (probabilmente la famiglia committente) e da uno scorcio di tramonto sulla sinistra, forse a indicare l'imminente morte terrena di Cristo.
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### Titolo: Madonna col Bambino, sant'Elisabetta e il Battista. ### Introduzione: La Madonna col Bambino, sant'Elisabetta e il Battista è un dipinto di Andrea del Sarto. Eseguito verso il 1513, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'opera raffigura la Vergine, sulla sinistra, con il Bambino e sulla destra sant'Elisabetta con san Giovanni Battista. Questa, e una analoga appartenente alla Royal Collection, sono due varianti di un dipinto di del Sarto conservato all'Ermitage di San Pietroburgo, eseguito nel 1510, in cui compare però anche la figura di santa Caterina.
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### Titolo: Madonna col Bambino (Andrea d'Assisi). ### Introduzione: La Madonna col Bambino è un dipinto attribuito ad Andrea d'Assisi. Eseguito probabilmente nell'ultimo decennio del XV secolo, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta la Vergine e il Bambino in un interno, con due scorci di paesaggio alle spalle. Lo sguardo di Gesù è rivolto al di fuori della composizione, e questo lascia pensare al fatto che la scena potesse far parte di una più ampia composizione, come una pala d'altare, in cui lo sguardo del Bambino era rivolto ad un altro soggetto.
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### Titolo: Madonna col Bambino e dieci santi. ### Introduzione: Madonna col Bambino e dieci santi è un dipinto di Andrea di Bonaiuto. Eseguito tra il 1365 e il 1370 circa, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. Al centro dell'opera è ritratta la Madonna col Bambino; ai lati sono raffigurati dieci santi: Marco, Pietro Martire, Tommaso d'Aquino, Domenico e Luca sulla sinistra; Giovanni, Gregorio, Caterina e Maria Maddalena e un vescovo con in mano un libro, probabilmente Tommaso Becket.
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### Titolo: Pescatori vicino al castello di Muiden. ### Introduzione: Pescatori vicino al castello di Muiden è un dipinto di Arent Arentsz. Eseguito verso il 1630, è conservato alla National Gallery di Londra. Era stato attribuito in passato a Esaias van de Velde. ### Descrizione. L'opera raffigura un gruppo di pescatori, soggetto ricorrente nella pittura di Arentsz. Alle loro spalle, un paesaggio marino con barche e, sullo sfondo, il castello di Muiden, nei pressi di Amsterdam, visto da ovest.
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### Titolo: Apparizione dell'angelo ad Agar e Ismaele. ### Introduzione: Apparizione dell'angelo ad Agar e Ismaele è un dipinto di Gioacchino Assereto. Eseguito verso il 1640, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'opera, di cui esiste un'altra versione conservata a Palazzo Rosso (Genova), raffigura l'episodio biblico della serva Agar e del figlio Ismaele, allontanati da Abramo, smarriti nel deserto di Bersabea e privi d'acqua; alla madre Dio mandò un angelo, che le disse:.
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### Titolo: Fiori in vaso con insetti e conchiglie. ### Introduzione: Fiori in vaso con insetti e conchiglie è un dipinto di Balthasar van der Ast. Eseguito verso il 1630, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di una natura morta gradevole e ben bilanciata in cui un mazzo di fiori, di diverse varietà e contenuti in un vaso di modeste dimensioni, stacca cromaticamente rispetto a uno sfondo neutro giocato su varie gradazioni luminose di grigio. Sul ripiano sono raffigurati alcuni insetti e due conchiglie, oggetti esotici molto apprezzati dai collezionisti olandesi dell'epoca.
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### Titolo: Scena invernale con pattinatori vicino a un castello. ### Introduzione: Scena invernale con pattinatori vicino a un castello è un dipinto di Hendrick Avercamp. Eseguito verso il 1608-09, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di un tondo in cui è ritratto uno scorcio urbano di fantasia. Sulle strade ghiacciate passano pattinando personaggi di diversa estrazione sociale, a creare un'atmosfera vivace e variopinta. Il dettaglio rivela la presenza di alcune piccole imbarcazioni e slitte trainate da cavalli: quella sulla destra è decorata con un leone rampante, visibile sia sul lato sinistro che sul retro, un probabile riferimento a quello riportato sullo stemma della Repubblica delle Sette Province Unite. In primo piano è raffigurato un grande albero spoglio, mentre la scena è prospetticamente chiusa da un castello, anch'esso immaginario. Si riteneva che la tavola fosse quadrata, fino a quando nel 1983 un restauro ha evidenziato l'originaria forma tonda e la presenza di giunte lignee posticce, ora rimosse.
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### Titolo: Scena sul ghiaccio vicino a un villaggio. ### Introduzione: Scena sul ghiaccio vicino a un villaggio è un dipinto di Hendrick Avercamp. Eseguito verso il 1615, è conservato alla National Gallery di Londra. ### Descrizione. Una moltitudine di personaggi di diversa estrazione sociale e intenti in diverse attività è raffigurata, insieme ad alcune imbarcazioni, cani e slitte trainate da cavalli, in riva ad un lago ghiacciato, nei pressi di una cittadina ritenuta da alcuni Kampen, dove il pittore visse e morì, ma probabilmente immaginaria. Alcuni edifici chiudono a destra la prospettiva, lasciata invece libera di sfumare verso il fondo. In lontananza, nei pressi dell'imbarcazione reclinata sotto la superficie ghiacciata, è possibile scorgere alcuni uomini impegnati nel kolf, un'attività ludica precorritrice del moderno golf.
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### Titolo: Marco Curzio (Bacchiacca). ### Introduzione: Marco Curzio è un dipinto attribuito al Bacchiacca. Eseguito probabilmente negli anni venti del cinquecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'opera raffigura Marco Curzio, leggendario personaggio dell'antica Roma che, con un atto di devotio si sacrificò per la salvezza della città lanciandosi a cavallo in una enorme voragine aperta nel foro che, a detta degli dèi, avrebbe inghiottito Roma se non vi si fosse gettato il più valoroso dei suoi cittadini. Il personaggio è qui ritratto su un cavallo elegantemente bardato, con un pugnale in mano e in un paesaggio non corrispondente all'ambiente latino.
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### Titolo: Navi da guerra olandesi che entrano in un porto del Mediterraneo. ### Introduzione: Navi da guerra olandese che entra in un porto del Mediterraneo è un dipinto di Ludolf Bakhuizen. Eseguito nel 1681, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La scena si svolge presumibilmente nel Mediterraneo, data la presenza di alcune galee. Sulla sinistra una caravella batte bandiera della Repubblica delle Sette Province Unite e reca in poppa lo stemma di Amsterdam; su un'altra nave da guerra sulla destra è invece inalberata la bandiera degli Stati Generali, arancio con il leone rampante.
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### Titolo: Navi da guerra olandesi al largo di Enkhuizen. ### Introduzione: Navi da guerra olandesi al largo di Enkhuizen è un dipinto di Ludolf Bakhuizen. Eseguito nel 1683, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Alcune caravelle olandesi, di cui una in primo piano reca in poppa lo stemma di Amsterdam, navigano nello Zuiderzee dopo aver lasciato il porto della città di Enkhuizen, vagamente osservabile sulla linea dell'orizzonte, vista da sud-est e riconoscibile dal caratteristico profilo del campanile della Zuiderkerk.
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### Titolo: Veduta con fiume presso Dordrecht. ### Introduzione: Veduta con fiume presso Dordrecht è un dipinto di Ludolf Bakhuizen. Eseguito verso il 1665, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Una nave con una bandiera blu e un'altra sulla media distanza con vessilli olandesi navigano al largo di una città appena visibile sullo sfondo, che potrebbe essere Dordrecht, riconoscibile forse dalle sagome della Grote Kerk e del Groothoofdspoort. In tal caso, il dipinto sarebbe stato sicuramente realizzato prima del 1692, anno in cui la guglia del Groothoofdspoort venne sostituita dalla cupola tuttora esistente.
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### Titolo: L'Eendracht e una flotta di navi da guerra olandesi. ### Introduzione: L'Eendracht e una flotta di navi da guerra olandesi è un dipinto di Ludolf Bakhuizen. Eseguito probabilmente tra il 1670 e il 1675, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Quella raffigurata al centro è l'Eendracht, una nave da guerra costruita nel 1653, comandata dall'ammiraglio Jacob van Wassenaer e distrutta dagli inglesi nella battaglia di Lowestoft del 1665. Il dipinto fu realizzato alcuni anni dopo basandosi probabilmente su alcuni disegni, e questo spiega alcune inesattezze. Dalla nave sventola la bandiera olandese e la poppa reca il leone rampante della Repubblica delle Sette Province Unite.
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### Titolo: Vascello inglese e nave da guerra in mare aperto. ### Introduzione: Vascello inglese e nave da guerra in mare aperto è un dipinto di Ludolf Bakhuizen. Eseguito probabilmente negli anni ottanta del seicento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Le due navi da guerra portano bandiere inglesi. In un disegno preparatorio conservato nella Royal Collection a Londra è riconoscibile il paesaggio nei pressi della foce del Tamigi presso Deal; nell'opera finita invece la costa è raffigurata diversamente e il paesaggio potrebbe essere di fantasia.
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### Titolo: Trinità e Pietà mistica. ### Introduzione: Trinità e Pietà mistica è un dipinto di Hans Baldung Grien. Eseguito nel 1512, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di una Pietà in cui Cristo è raffigurato sofferente e sorretto da Dio, in un atteggiamento paterno. La colomba rappresenta lo Spirito Santo. Alla Trinità sono affiancati San Giovanni e la Vergine, anch'essi nell'atto di sorreggere Gesù. La composizione, su cui aleggiano nuvole grigie, sembra uscire da una tomba di marmo rosso. Più sotto si trovano le figure dei committenti, rappresentate in piccolo come da tradizione, al fine di sottolineare la differenza tra personaggi sacri e profani; gli stemmi riportati sugli scudi sembrano indicare le famiglie Rothschild e Bettschold di Strasburgo, città da cui potrebbe provenire l'opera.
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### Titolo: Ritratto d'uomo (Baldung). ### Introduzione: Ritratto d'uomo è un dipinto di Hans Baldung. Eseguito nel 1514, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di un ritratto di un personaggio non identificato ma di sicura ricchezza e nobiltà, probabilmente svevo. A una delle due catene d'oro sono fissate due medaglie raffiguranti l'una la Vergine col Bambino, simbolo della Compagnia della Nostra Signora del Cigno (istituita da Federico II di Brandeburgo e riservata alla nobiltà), l'altra un falco e un pesce, simboli della Compagnia cavalleresca del Falco e del Pesce. La manica a sbuffo bianca è appena visibile, e questo lascia aperta l'ipotesi che il dipinto mostrasse originariamente una porzione maggiore del braccio e che sia stato in seguito tagliato. I ritratti di Hans Baldung, che pare aver lavorato nella bottega di Dürer, sono meno introspettivi rispetto a quelli del maestro, ma ricercano maggiormente l'impatto visivo, qui reso forte, oltre che dal lusso nel vestiario e nei gioielli, anche dal blu acceso dello sfondo.
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### Titolo: Pan che insegue Siringa. ### Introduzione: Pan che insegue Siringa è un dipinto di Hendrick van Balen e di un anonimo seguace di Bruegel il Vecchio. Eseguito probabilmente dopo il 1615, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta l'episodio mitologico dell'inseguimento della ninfa Siringa da parte del dio Pan: la ninfa, arrivata presso un corso d'acqua e impossibilitata a fuggire oltre, invocò le Naiadi, che la trasformarono in un fascio di canne palustri. Pan ne usò quindi una per costruire il suo celebre flauto, a cui diede il nome «siringa».
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### Titolo: Uno sparviero. ### Introduzione: Uno sparviero è un dipinto di Jacopo de' Barbari. Eseguito negli anni dieci del Cinquecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Questa raffigurazione di una femmina di sparviero è di epoca tarda e fu probabilmente eseguita dal de' Barbari durante il suo soggiorno nei Paesi Bassi; si ipotizza possa essere stata parte di una composizione più ampia. La scritta Grif d'Anversa; Jacopo de Barbaris è scritto sul retro di un'antica cornice. Il dipinto proviene dalla collezione del conte Bertolazone d'Arache e successivamente a quella dei Castellani fino a divenire di proprietà nel 1859 di sir Sustin Henry Layard che lo conservava a Venezia e che donò alla National Gallery nel 1916.
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### Titolo: Madonna del gatto. ### Introduzione: Madonna del gatto è un dipinto di Federico Barocci. Eseguito verso il 1575, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La scena è rappresentata in un'atmosfera sorprendentemente vivace e informale. Giovanni Battista bambino tiene in mano un cardellino, simbolo della Passione di Cristo, con cui stuzzica un gatto, mentre la sua croce di canna è appoggiata al muro sulla sinistra. Intanto Maria allatta il Bambino e san Giuseppe osserva la scena.
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### Titolo: Ritratto di Lodovico Martinengo. ### Introduzione: Il Ritratto di Lodovico Martinengo è un dipinto di Bartolomeo Veneto. Eseguito nel 1530 o nel 1546, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Soggetto del ritratto è Lodovico della famiglia Martinengo di Brescia, come anche confermato dalla provenienza dell'opera. Il contatto tra il committente ed il pittore era avvenuto nella città lagunare dove Lodovico si era stabilito dopo il matrimonio con la nobile veneziana Medea Ganassoni. In alto a sinistra è dipinto un cartiglio di difficile lettura che sembrerebbe indicare la data 1530 o 1546, quest'ultima resa forse più plausibile dallo stile dell'abbigliamento.
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### Titolo: Ritratto di giovane dama (Bartolomeo Veneto). ### Introduzione: Il Ritratto di giovane dama è un dipinto di Bartolomeo Veneto. Eseguito nel primo decennio del cinquecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Alcune differenze stilistiche rispetto ad altri ritratti del medesimo autore suggeriscono che possa trattarsi di un'opera giovanile; analogamente, lo stile dell'abito indossato, simile a quelli raffigurati in alcuni affreschi di Palazzo Costabili a Ferrara, rende plausibile una datazione ai primi anni del secolo, oltre che l'origine ferrarese del dipinto. Le perline indossate dalla donna recano gli emblemi della Passione di Cristo e su una di esse vi è l'iscrizione «SAP».
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### Titolo: Adorazione del Bambino (Fra Bartolomeo). ### Introduzione: Adorazione del Bambino è un dipinto di Fra Bartolomeo. Eseguito non oltre il 1511, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La scena, molto frequente nei dipinti a soggetto sacro, è qui arricchita da alcuni insoliti particolari: il capriccio di rovine sullo sfondo, la presenza di alcuni uomini su delle impalcature, impegnati nella decorazione della facciata di una chiesa, e la figura di Giovanni Battista infante in secondo piano, isolato dal resto delle figure.
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### Titolo: Madonna col Bambino e san Giovannino (Fra Bartolomeo Londra). ### Introduzione: Madonna col Bambino e san Giovannino è un dipinto attribuito a Fra Bartolomeo. Eseguito forse verso il 1516, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il dipinto, ora in non buone condizioni di conservazione, fu preparato con un disegno facente parte della Royal Collection. Il tema dell'abbraccio fra il Bambino e il Battista infante è di derivazione leonardesca, mentre la città raffigurata sullo sfonfo fu replicata da Bartolomeo nella Visione di san Bernardo (Firenze, Uffizi).
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### Titolo: Ritratto di giovane (Basaiti). ### Introduzione: Ritratto di giovane è un dipinto di Marco Basaiti. Eseguito verso gli ultimi anni del quattrocento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'abito indossato dal ragazzo suggerisce una datazione corrispondente alla fine del secolo. Il ritratto è su un fondo verde uniforme, con uno spiraglio di paesaggio montano sulla sinistra. La figura si trova dietro una balaustra di marmo, sulla quale è riprodotta la firma del pittore.
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### Titolo: Madonna col Bambino (Basaiti). ### Introduzione: Madonna col Bambino è un dipinto di Marco Basaiti. Eseguito tra il 1496 e il 1505, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il tema pittorico della Madonna col Bambino è affrontato con attenzione alla gestualità del Bambino, ai colori e al panneggio della veste della Vergine. Il tradizionale drappo è verde e lascia spazio a due scorci di paesaggio ai lati. Si tratta con tutta probabilità di un'opera giovanile e realizzata per usi di devozione familiare.
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### Titolo: Madonna col Bambino (Bastiani). ### Introduzione: Madonna col Bambino è un dipinto di Lazzaro Bastiani. Eseguito probabilmente negli anni ottanta del quattrocento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il dipinto, in non buone condizioni di conservazione, è caratterizzato dalla presenza di un cardellino, simbolo della Passione di Cristo, legato a una corda, e dal completo abbigliamento del Bambino, il che potrebbe suggerire che fosse destinato a uso votivo di suore.
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### Titolo: Il Tempo che ordina alla Vecchiaia di distruggere la Bellezza. ### Introduzione: Il Tempo che ordina alla Vecchiaia di distruggere la Bellezza è un dipinto di Pompeo Batoni. Eseguito nel 1746, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di un'allegoria del Tempo che, raffigurato con una clessidra in mano, ordina ad un secondo soggetto, la Vecchiaia, di distruggere la Bellezza, personificata dalla giovane ragazza.
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### Titolo: Ritratto di John Scott di Banks Fee. ### Introduzione: Il Ritratto di John Scott di Banks Fee è un dipinto di Pompeo Batoni. Eseguito nel 1774, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'identità del soggetto del ritratto non è certa. Banks Fee, una località nei pressi di Stow-on-the-Wold, fu acquistata da un certo John Scott nel 1753, e la presenza di un personaggio dal medesimo cognome è attestata a Roma, dove il Batoni era attivo, nel 1770.
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### Titolo: Ritratto di Richard Milles. ### Introduzione: Ritratto di Richard Milles è un dipinto di Pompeo Batoni. Eseguito probabilmente negli anni sessanta del settecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il soggetto del ritratto è con tutta probabilità il nobiluomo inglese Richard Milles. Il dipinto potrebbe essere stato eseguito a Roma, città in cui il Batoni era attivo e in cui Mills si fermò durante il suo Gran Tour. Il personaggio indica su una carta geografica i Grigioni svizzeri, in cui fece tappa, mentre il busto di Marco Aurelio testimonia il suo interesse per la cultura classica. Una miniatura del dipinto, realizzata dallo stesso Batoni, è conservata nel museo Fitzwilliam di Cambridge.
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### Titolo: Ritratto di Humphry Morice. ### Introduzione: Ritratto di Humphry Morice è un dipinto di Pompeo Batoni. Eseguito tra il 1761 e il 1762 e appartenente a una collezione privata, è esposto nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Soggetto del ritratto è uno dei principali committenti del Batoni, l'inglese Humphry Morice, in visita a Roma per motivi d'affari. È raffigurato in un momento di riposo dopo la caccia, in compagnia dei suoi cani e in un ambiente campestre con una torre delle mura leonine riconoscibile sullo sfondo.
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### Titolo: Sacra Famiglia con angeli e santi. ### Introduzione: Sacra Famiglia con angeli e santi è un dipinto di Lubin Baugin. Eseguito verso il 1642, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La Sacra Famiglia è qui rappresentata nel momento dell'incontro con il Battista infante e la madre Elisabetta, un episodio non narrato dai Vangeli e ricavato da fonti apocrife mediorientali. Lo stile è influenzato dalla lezione di Raffaello e del Parmigianino. L'ala destra dell'angelo è stata visibilmente modificata dal pittore durante l'esecuzione dell'opera.
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### Titolo: San Giacomo visitato dalla Vergine. ### Introduzione: San Giacomo visitato dalla Vergine è un dipinto di Francisco Bayeu. Eseguito nel 1760, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta dell'episodio in cui san Giacomo il Maggiore, ritenuto il primo evangelizzatore della Spagna, durante il passaggio nella futura Saragozza, fu visitato dalla Vergine, che gli donò una statuetta raffigurante la sua stessa immagine e una colonna su cui posarla, episodio che portò alla fondazione della Cattedrale come luogo in cui ospitare l'oggetto. Qui a portare la statua e la colonna sono due gruppi di angeli e putti sulla sinistra della composizione. Lo stile dell'opera è debitore verso gli affreschi nella medesima cattedrale eseguiti da Antonio González Velázquez e in generale della pittura dell'italiano Corrado Giaquinto, attivo a Madrid dal 1753 e molto ammirato dal Bayeu. Alcune parti dell'opera hanno uno scarso livello di rifinitura, e questo potrebbe farla ritenere un bozzetto per un'opera di maggiori dimensioni. Più probabilmente, si potrebbe invece trattare di un autonomo dipinto di piccole dimensioni destinato a devozione privata.
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### Titolo: Sant'Antonio da Padova col Bambino (Bazzani). ### Introduzione: Sant'Antonio da Padova col Bambino è un dipinto di Giuseppe Bazzani. Eseguito probabilmente negli anni quaranta del Settecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Sant'Antonio da Padova è ritratto nel momento in cui gli compare in visione il Bambino mentre sta pregando l'Incarnazione. Si tratta presumibilmente di un'opera della maturità pittorica del pittore.
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### Titolo: Trionfo della Divina Provvidenza. ### Introduzione: Il Trionfo della Divina Provvidenza e il compiersi dei suoi fini sotto il pontificato di Urbano VIII, più comunemente noto nella forma abbreviata di Trionfo della Divina Provvidenza, è un affresco di Pietro da Cortona realizzato tra il 1632 e il 1639 nella volta del salone del piano nobile di palazzo Barberini a Roma.Nato come esaltazione della famiglia Barberini, allora regnante sul soglio pontificio con Urbano VIII, il ciclo mostra tramite allegorie e temi classici-mitologici quelle che sono le virtù del casato per il buon governo.L'opera viene spesso citata come manifesto dello stile barocco in pittura, nel senso più proprio del termine, che attraverso varie esperienze parziali dei primi anni del secolo XVII, arrivò al suo culmine proprio con la figura di Pietro da Cortona. Con una superficie di circa 600 m² è il secondo ciclo di affreschi più grande di Roma dopo la cappella Sistina. ### Descrizione. Ampio più di 600 metri quadrati, il ciclo è diviso in uno schema fluido, dove sono assenti le nette cesure schematiche del secolo precedente, e in cui le figure dialogano e si richiamano l'un l'altra, culminando nella scena centrale. Le zone sono cinque (quattro laterali e una centrale), con una finta cornice monocroma, interrotta agli angoli da medaglioni ottagonali. Su tre lati sono raffigurati al centro del registro inferiore del finto fregio marmoreo, cartigli monocromi che descrivono i successi Barberini. Al centro si vede la Divina Provvidenza, dotata di scettro, e circondata da un alone luminoso che allude alla sua emanazione divina. Dietro di essa stanno sedute Giustizia, Pietà, Potenza, Verità, Bellezza e Pudicizia, mentre poco sopra vola l'Immortalità, rappresentata come Urania e reggente una corona di stelle con cui rende onore in cielo agli uomini dotti. Alludono al tema del tempo e dell'eternità Crono, con la falce, mentre divora uno dei suoi figli, e le tre Parche, che filano la vita degli uomini. Sopra, al culmine della rappresentazione, le tre virtù teologali (Fede, Speranza e Carità) reggono una corona d'alloro che nella forma richiama uno stemma, entro cui volano le api Barberini, componendone appunto l'emblema familiare. Altre personificazioni sono la dea Roma col triregno (allusione al papato) e la Gloria (secondo una parte della critica la Religione), con le chiavi di san Pietro. Allude al papa in carica anche il putto che, a un angolo, porge una corona d'alloro, come a incoronare le virtù di poeta di Maffeo Barberini. Agli angoli i medaglioni sono retti da coppie di telamoni e tritoni e sono decorati da scene della storia romana a monocromo bronzeo che allegoricamente descrivono virtù morali dei Barberini, a loro volta associati agli animali rappresentati appena sotto. Sono così accoppiati la scena della Prudenza di Fabio Massimo e due orsi, a simboleggiare Sagacia; la Temperanza di Scipione e un liocorno per la Temperanza; la Storia di Muzio Scevola e il leone come emblema di Fortezza; la Giustizia di Tito Manlio e l'ippogrifo per la Perspicacia.Le quattro rappresentazioni laterali celebrano, con allusioni al 'buon governo' sotto i Barberini, imprese del papa e dei suoi nipoti. Nel primo lato lungo si trova il Trionfo della Religione e della Spiritualità, con la Scienza che guarda in alto, affiancata dal Divino Aiuto, la Religione e la Purezza. A destra Sileno porge la ciotola a un ragazzo che gli versa del vino, mentre alcune ninfe si bagnano a una fonte. A sinistra la Lascivia si alza da un letto mentre Cupido viene scacciato dall'Amor Celeste. In basso al centro della finte cornice marmorea è un cartiglio con dipinto a monocromo con un'impresa Barberini, ossia due api che tirano un aratro e una terza che le guida con la frusta. Al lato opposto è la Pace in trono, consigliata dalla Prudenza che invia una fanciulla a chiudere le porte del tempio di Giano (che stavano aperte nell'Antica Roma durante i periodi di guerra). Ciclopi lavorano nelle officine per fabbricare armi, mentre il Furore viene disarmato dalla Mansuetudine e deve stare fermo su una catasta d'armi. Sul cartiglio al centro del registro inferiore del fregio è invece raffigurato il Sole, simbolo dei Barberini. Le pareti sui lati corti mostrano, da un lato, la caduta dei Giganti, su cui si libra Minerva, alludendo alla vittoria dell'intelligenza sulla forza bruta (in questa scena non v'è alcun cartiglio monocromo allusivo a imprese Barberini). Di rimpetto, nella parete finestrata della facciata principale, Ercole allontana i Vizi e le Arpie, simbolo di avarizia, dov'è anche una giovinetta con la fascia di console allude alla Giustizia, mentre la Liberalità inonda il mondo di monete, fiori e frutta dalla sua cornucopia. Sul registro inferiore del finto fregio marmoreo che incornicia quest'ultima scena è raffigurata, sempre entro un cartiglio a monocromo, la Clava che germoglia.L'intero ciclo venne prima studiato in vari disegni preparatori di cui ne rimangono solo alcuni, in collezioni pubbliche e private provenienti dalla dispersione delle collezioni Barberini: uno studio della Venere, di Ercole e le Arpie e del tempio nella scena del Trionfo della Pace sono agli Uffizi, altri pezzi sono invece a Londra e Oxfrord. Non ci è pervenuto il bozzetto finale, che sicuramente dovette esistere, sottoposto ai committenti per l'approvazione finale. ### Stile. Gli affreschi vennero realizzati con un numero molto alto di 'giornate', come si confà a un'opera di queste dimensioni. Singolare è però la disomogeneità di tali tappe, a volte molto estese, a volte ridottissime. Non si riscontrano particolari correzioni effettuate sul ciclo, o comunque grossi rifacimenti. La grande scena venne dipinta iniziando dal tracciato della cornice architettonica, per poi procedere dal basso verso l'alto nella scena centrale, terminando poi con le scene laterali. I toni impiegati variano notevolmente, dando profondità alla scena e volume alle figure: dalle tinte chiarissime degli sfondi si passa a toni più decisi per le figure in primo piano, accentuate da lumeggiature dorate ove necessario. Tipico dell'artista è il ricorso a una tecnica in parte 'puntinista', dove sui toni di base sono sovrapposti tono su tono piccoli tocchi di pittura, che rendono la superficie particolarmente vibrante, a tratti cangiante. È in operazioni ripetitive come queste che si deve essere concentrato il lavoro degli assistenti. La struttura architettonica dipinta è continuamente attraversata da figure e decorazioni, che rompono qualsiasi staticità compositiva, creando 'una grande e vibrante massa in movimento in cui l'occhio si perde, incapace di trovare un punto fermo'. Oltre al movimento interno delle figure, presente già ad esempio in opere manieriste (si pensi al Giudizio Universale di Michelangelo), la posizione dell'affresco su un soffitto, calibrata da un'eccellente padronanza della prospettiva del 'sott'in su', genera anche l'effetto sospeso, come se le figure stessero per cadere sullo spettatore, con una duplice sensazione di spinta verso l'alto e verso il basso.I numerosi personaggi si muovono lungo linee di forza che attraversano la scena in lungo e largo, e sono intenti alle più varie attività, secondo un gusto variato e mai ripetitivo. Le novità dell'opera furono evidenti fin dai contemporanei, in particolare contrapponendo questo stile delle molte figure in movimento a quello più sobrio e statico di Andrea Sacchi (pure attivo in palazzo Barberini con l'Allegoria della Divina Sapienza): teatro del dibattito era l'Accademia di San Luca, di cui Pietro da Cortona fu principe dal 1634 al 1638. Paragonando la pittura alla letteratura, per Pietro da Cortona le figure compongono un 'poema epico', ricco di episodi, mentre per il Sacchi esse partecipano una sorta di 'tragedia', dove unità e semplicità sono requisiti fondamentali. Anche taluni concetti iconografici allegorici erano di nuova invenzione, frutto dell'ingegno del Bracciolini e, nella trasposizione, del Cortona, che per gran parte del ciclo la sua opera risulta realizzata di getto, in gran libertà inventiva, senza l'utilizzo pedissequo dei cartoni preparatori, che comunque c'erano, procedendo in tal senso direttamente col disegno a pennello sul muro e poi via via col colorito. Eventuali correzioni, probabilmente dopo una verifica dal basso degli scorci, si effettuavano quindi con la concreta demolizione della porzione di intonaco interessata. Pietro da Cortona, predisponendo l'enorme affresco della volta, seppe raccogliere una serie di fermenti culturali che avevano animato la scena artistica romana tra la fine del Cinquecento e l'inizio del nuovo secolo: spunti da Annibale Carracci (Galleria Farnese, 1598-1600), da cui riprende la cornice marmorea affrescata che scandisce le singole scene, seppur, a differenza dell'opera del palazzo in campo de' Fiori, qui le singole storie dialogano tra loro formando un unico ciclo narrativo, da Rubens (Madonna della Vallicella, 1606), da Guercino (Aurora Ludovisi, 1621, la Gloria di san Crisogono, 1622, e la Sepoltura e gloria di santa Petronilla, 1623) e da Giovanni Lanfranco (cupola di Sant'Andrea della Valle, 1625-1628), da cui si riprende la sfondatura della volta celeste, oltre al dinamismo spregiudicato delle sculture di Bernini.
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### Titolo: Il canal Grande. ### Introduzione: Il canal Grande è un olio su tela del pittore impressionista francese Claude Monet (1840 - 1926). Il dipinto fa parte di una serie, dedicata a Venezia, dipinta da Monet nel 1908. Questa serie di quadri en plein air, è una visione classica del Canal Grande, un tentativo di catturare il volto mutevole di Venezia, come si vede dal Palazzo Barbaro, dove il pittore risiedette. Venne dipinto durante un periodo che viene generalmente considerato dagli storici dell'arte come l'apice della sua carriera.Uno dei dipinti della serie è stato venduto per più di 35 milioni di dollari, in un'asta di Sotheby, nel 2005, dove il quadro venne definito 'uno dei più celebri dipinti di Venezia'. ### Descrizione. Il dipinto raffigura il canale, visto dal Palazzo Barbaro. La serie di Monet ha introdotto un nuovo approccio a un tema che era stato raffigurato innumerevoli volte da molti grandi artisti prima di lui. Le serie è un'esplorazione pittorico della luce sull'antica città. Il pittore ha catturato il mutare dell'aspetto del paesaggio, al cambiare della luce e dei suoi riflessi sull'acqua e nei dintorni. Il pittore ha usato la verticalità dei pali d'ormeggio per controbilanciare gli edifici dello sfondo e la chiesa barocca della Salute. Monet era più preoccupato di catturare la luce sull'acqua e i riflessi dei raggi del sole, che i panorami e i ben noti edifici di Venezia.
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### Titolo: Perdono di Gesualdo. ### Introduzione: Il Perdono di Gesualdo, conosciuta anche come Pala del Perdono, è un olio su tavola del pittore fiorentino Giovanni Balducci, realizzato nel 1609 su commissione di Carlo Gesualdo, principe di Venosa, musicista e noto compositore di raffinati madrigali. Conservato nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Gesualdo (in provincia di Avellino), l'opera fu oggetto di importanti restauri alla fine del XX secolo in seguito al terremoto dell'Irpinia del 1980, responsabile della distruzione di gran parte degli edifici. Testimonianza quasi unica nel campo della pittura religiosa della devozione del principe compositore (un'altra tela che lo raffigura è conservata nella Chiesa Madre di San Nicola, sempre a Gesualdo), la Pala del Perdono è stata oggetto di vari scritti e analisi storiografiche dal secolo scorso: numerose interpretazioni, spesso legate alla 'leggenda nera' del musicista assassino di sua moglie adultera Maria d'Avalos e del suo amante Fabrizio II Carafa, hanno conferito un alone di mistero intorno all'opera. Gli storici dell'arte e i musicologi concordano, all'inizio del XXI secolo, su alcune ambiguità del Perdono, le quali riflettono l'affascinante personalità del suo patrocinante. Si ritiene che in tale opera sia presente l'unico ritratto autentico del nobile campano. ### Commissione dell'opera. L'identità del pittore è rimasta a lungo incerta: si azzardavano in passato i nomi di Silvestro Bruno e di Girolamo Imparato, due artisti manieristi minori della scuola napoletana. Ulteriori ricerche, avviate a seguito del restauro del dipinto, hanno permesso di attribuire il Perdono di Gesualdo a Giovanni Balducci e alla sua bottega fiorentina. Protetto dal cardinale Alfonso Gesualdo a Roma, che era stato decano del collegio cardinalizio e poi arcivescovo di Napoli nel 1596, questo artista aveva seguito il suo maestro. Lo storico Francesco Abbate considera Giovanni Balducci il pittore ufficiale della famiglia dei Gesualdo in quell'epoca storica.La data esatta di quando il dipinto andò commissionato non è nota, ma in base alle caratteristiche relative alla rappresentazione, alla disposizione dei personaggi e all'organizzazione dello spazio è stato possibile indicare come anno di conclusione dell'opera il 1609. Malgrado ciò, si è a lungo discusso su quali fossero realmente i canoni seguito dall'artista, oggi tutto sommato ben ricostruiti: Glenn Watkins lo giudica un perfetto esempio di Ars moriendi, dove i temi del giudizio universale e della penitenza appaiono predominanti.Il musicologo americano, infatti, traccia un profilo drammatico dello stato psicologico in cui versava il Gesualdo durante i primi anni del XVII secolo, trattandosi di 'un periodo in cui le pressioni nei suoi confronti dovettero essere state straordinarie'. Un bilancio della sua vita passata non poteva recargli alcuna consolazione: il suo primo matrimonio era finito con infedeltà e omicidio, il suo secondo gli aveva lasciato solo una momentanea distrazione prima di deteriorarsi in un rapporto personale insostenibile. Il figlio nato dal suo primo matrimonio rimase lontano da lui e lo trattò come un estraneo. In più, il figlio nato dal suo secondo matrimonio era appena morto nel 1600. Nel 1603, anno di pubblicazione dei suoi due libri di mottetti a cinque e sei voci, la salute del principe pareva così precaria che i suoi parenti si aspettavano che morisse presto. ### Danneggiamento dell'opera. Il dipinto fu danneggiato in modo abbastanza significativo durante il terremoto del 23 novembre 1980, il cui epicentro era non lontano da Conza della Campania, dominio feudale dei Gesualdo nell'odierna provincia di Avellino già nel XV secolo.Le scosse si rivelarono catastrofiche per i due conventi costruiti per ordine del principe, per il suo castello situato a Gesualdo, invero mai restaurato, così come per il comune, che fece registrare alcuni morti, feriti e sfollati. Gran parte del patrimonio familiare dei Gesualdo, la cui discendenza si era estinta alla morte di Lavinia, moglie di Niccolò Ludovisi e nipote di Carlo, nel 1636, andò irrimediabilmente perduto. Glenn Watkins bolla l'accaduto come cronaca di una perdita la quale deve insegnare che quanto sopravvissuto deve essere considerato ancor più prezioso. ### Descrizione e stile. Il dipinto raffigura una scena del giudizio universale con dieci personaggi principali, dove Gesualdo appare con la sua seconda moglie e implora Cristo grazie all'intercessione dello zio materno Carlo Borromeo, vestito da cardinale e posto nella posizione di protettore.Denis Morrier propone una ripartizione della tela su tre livelli:. In alto, il Cristo pantocratore, quasi in una mandorla mistica, giudica i vivi e i morti. È circondato da diversi santi, tra i quali si riconoscono la Vergine Maria, 'consolatrice degli afflitti' che intercede presso il figlio per il perdono dei peccatori, e Maria Maddalena, simbolo di pentimento;. Nella parte centrale, si ammirano il compositore sostenuto dallo zio, Carlo Borromeo. Di fronte a lui c'è sua moglie, Eleonora d'Este, vestita secondo l'abbigliamento femminile del tempo;. Nella parte inferiore, si intravede il Purgatorio dove un uomo e una donna stanno aspettando, persi tra le fiamme.Glenn Watkins, che equipara i due livelli superiori della tela a quelli di una classica sacra conversazione, pone particolare attenzione sulle figure tutelari dell'arcangelo Michele, seduto vicino a Cristo e un po' sbiadito, di Francesco d'Assisi e Domenico di Guzmán, fondatori degli ordini religiosi che occupano i due conventi costruiti da Gesualdo.
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### Titolo: Marzia (Beccafumi). ### Introduzione: Marzia è un dipinto di Domenico Beccafumi. Eseguito verso il 1519, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Soggetto dell'opera è Marzia, moglie di Catone Uticense, in seguito di Quinto Ortensio Ortalo e, alla morte di quest'ultimo, di nuovo di Catone. Faceva parte, insieme a Tanaquil, di un gruppo di dipinti raffiguranti famose donne dell'antichità, eseguiti senza dubbio come parti di arredamento di una stanza. La data è indicativamente suggerita dallo stile dell'abbigliamento e dell'acconciatura della donna.
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### Titolo: Tanaquil (Beccafumi). ### Introduzione: Tanaquil è un dipinto di Domenico Beccafumi. Eseguito verso il 1519, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Soggetto dell'opera è Tanaquil, moglie di Lucumone, etrusco divenuto re di Roma con il nome di Tarquinio Prisco, e nuora del suo successore, Servio Tullio, della cui salita al potere Tanaquil fu artefice. L'iscrizione indicata dalla donna recita infatti:. Faceva parte, insieme a Marzia, di un gruppo di dipinti raffiguranti famose donne dell'antichità, eseguiti senza dubbio come parti di arredamento di una stanza (probabilmente la camera da letto del senese Francesco Petrucci e di sua moglie Caterina Piccolini del Mandolo).
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### Titolo: Resurrezione di Lazzaro (Magnasco e Spera). ### Introduzione: Resurrezione di Lazzaro è un dipinto di Alessandro Magnasco e Clemente Spera. Realizzato tra il 1735 e il 1740, è conservato nel Museo civico di Crema e del Cremasco. ### Descrizione. L'opera raffigura l'episodio biblico della resurrezione di Lazzaro. Le figure, realizzate dal Magnasco, sono collocate in un capriccio di rovine classiche, dipinto dallo Spera, suo abituale collaboratore nella realizzazione di dipinti di questo tipo. Come in molti dipinti del Magnasco, la scena presenta una notevole tensione espressiva, resa attraverso le posture dei personaggi e la pennellata spezzettata e vibrante, in antitesi al modello settecentesco. == Note ==.
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### Titolo: Storia di Papirio. ### Introduzione: Storia di Papirio è un dipinto di Domenico Beccafumi. Eseguito verso la metà degli anni venti del cinquecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il soggetto del dipinto è stato identificato nella storia di Papirio, un ragazzo portato dal padre in Senato sotto giuramento di non svelare a nessuno il contenuto del dibattito. Tornato a casa, fu interrogato dalla madre (scena in secondo piano sulla sinistra), alla quale raccontò che i patres avevano discusso se fosse meglio concedere agli uomini la possibilità di avere due mogli o alle donne di avere due mariti. Ella condusse allora il giorno successivo le donne romane presso il Senato al fine di ottenere che la possibilità venisse data alle donne; essendo rimasti i senatori attoniti alla stranezza della richiesta, intervenne Papirio a svelare il retroscena (scena al centro). Il soggetto classico era molto usato nel periodo rinascimentale per la decorazione di ambienti domestici; l'ambientazione romana è resa riconoscibile dalla presenza del Colosseo e del Castel Sant'Angelo.
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### Titolo: Astrologo (Bega). ### Introduzione: Astrologo è un dipinto di Cornelis Bega. Eseguito nel 1663, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'abbigliamento dell'uomo, il grande mappamondo sullo sfondo e lo studio di mano disegnato sul libro aperto suggeriscono che il soggetto della tela sia un astrologo e un chiromante. Il dipinto sembrerebbe appartenere a un particolare filone pittorico risalente a Dürer in cui gli autori di studi e i seguaci di discipline rivelatesi futili erano mostrati in situazioni di sconforto.
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### Titolo: Canal Grande davanti Santa Croce. ### Introduzione: Canal Grande davanti Santa Croce è un dipinto attribuito a Bernardo Bellotto. Eseguito probabilmente poco prima degli anni quaranta del settecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La veduta raffigura il Canal Grande con alcune imbarcazioni, fra cui il Burchiello, che effettuava il collegamento fra Venezia e Padova; in primo piano sulla destra, vi è la chiesa di Santa Croce. ### Stile e attribuzione. Il dipinto deriva da un disegno del Canaletto conservato nella Royal Collection a Windsor, realizzato probabilmente negli anni trenta. Questo fu invece eseguito probabilmente dopo la morte dell'artista da un pittore del suo ambito e l'attribuzione più plausibile è quella riferita al Bellotto, nipote del celebre vedutista. Una veduta simile (anch'essa nel patrimonio della Royal Collection) è stata incisa da Antonio Visentini, mentre la parte destra della veduta è ripresa in un altro dipinto della National Gallery, Santa Croce sul Canal Grande, della bottega del Canaletto.
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### Titolo: Maddalena leggente (Benzone). ### Introduzione: Maddalena leggente è un dipinto di Ambrogio Benzone. Eseguito verso il 1520, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Maria Maddalena è raffigurata con il suo tipico attributo, il recipiente di olio con cui consacrò Gesù. Il soggetto era probabilmente molto ricorrente nella pittura fiamminga: la National Gallery possiede una Maddalena leggente di Rogier van der Weyden e lo stesso Benzone ne dipinse alcune varianti.
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### Titolo: Pala della Madonna col Bambino e tra i santi Pietro e Nicola. ### Introduzione: Pala della Madonna col Bambino e tra i santi Pietro e Nicola è un dipinto di Benvenuto di Giovanni. Eseguito nel 1479, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di una pala d'altare a trittico composta da tre pannelli dipinti a tempera su fondo oro: a sinistra è raffigurato san Pietro, al centro la Madonna col Bambino e due angeli, a destra san Nicola.
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### Titolo: Madonna col Bambino (Benvenuto di Giovanni). ### Introduzione: Madonna col Bambino è un dipinto di Benvenuto di Giovanni. Eseguito tra il 1474 e il 1475, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di una Madonna col Bambino dipinta per devozione privata e probabilmente collocata ad una certa altezza, in modo che lo sguardo basso della Vergine puntasse all'osservatore. Nell'aureola sono inscritte le parole usate dall'Arcangelo Gabriele nell'episodio dell'Annunciazione, come riportate dal Vangelo di Luca.
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### Titolo: Paesaggio montano con mulattiere. ### Introduzione: Paesaggio montano con mulattiere è un dipinto di Nicolaes Berchem. Eseguito nel 1658, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il paesaggio è basato su alcuni disegni eseguiti da Berchem nel suo soggiorno in Italia nei primi anni cinquanta. Il dipinto è rappresentativo della pittura degli italianates, di cui Berchem era esponente, ed è molto simile ad altri paesaggi di Jan Both.
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### Titolo: Contadini presso un acquedotto in rovina. ### Introduzione: Contadini presso un acquedotto in rovina è un dipinto di Nicolaes Berchem. Eseguito alla fine degli anni cinquanta del seicento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta di una scena di genere tipica dello stile degli italianates, di cui Berchem fu rappresentante: l'ambientazione è italiana, molto probabilmente romana, e la composizione potrebbe essere basata su schizzi e disegni che il pittore eseguì nei suoi soggiorni in Italia. L'opera è piuttosto simile a un altro dipinto del medesimo autore, conservato al Rijksmuseum di Amsterdam.
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### Titolo: Interno della Grote Kerk a Haarlem. ### Introduzione: Interno della Grote Kerk a Haarlem è un dipinto di Gerrit Adriaenszoon Berckheyde. Eseguito nel 1673, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il dipinto rappresenta l'interno della Grote Kerk (Chiesa Grande, o chiesa di san Bavone) di Haarlem, il cui esterno è raffigurato in un'altra opera del Berckheyde (Piazza del Mercato e la Grote Kerk a Haarlem), anch'essa nella collezione della National Gallery.
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### Titolo: Piazza del Mercato e la Grote Kerk a Haarlem. ### Introduzione: Piazza del Mercato e la Grote Kerk a Haarlem è un dipinto di Gerrit Adriaenszoon Berckheyde. Eseguito nel 1674, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Questa veduta del centro cittadino di Haarlem abbraccia la piazza del mercato, la Grote Kerk, il mercato delle carni a sinistra e, in primo piano sulla destra, il loggiato del Municipio, successivamente smantellato.
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### Titolo: Adorazione dei pastori (Bernardino da Asola). ### Introduzione: Adorazione dei pastori è un dipinto attribuito a Bernardino da Asola. Eseguito probabilmente tra il 1525 e il 1530, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La composizione è organizzata in tre piani narrativi: la scena in primo piano rappresenta l'adorazione dei pastori, con presente anche il san Giovannino, mentre in secondo piano si possono intravedere l'annuncio ai pastori, al centro, e il viaggio dei magi, a destra.
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### Titolo: Morte di san Pietro Martire. ### Introduzione: Morte di san Pietro Martire è un dipinto attribuito a Bernardino da Asola. Eseguito negli anni quaranta del cinquecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il martirio di San Pietro era un tema caro alla pittura veneta dell'epoca, essendo stato trattato da Tiziano (Martirio di san Pietro da Verona, opera ora distrutta). Sopra la scena dell'assassinio, appare una nuvola con degli angeli, di cui uno porta in mano la foglia di palma, segno dell'accettazione del martirio. In secondo piano, un altro domenicano viene aggredito, ma riesce a fuggire.
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### Titolo: San Zanobi resuscita un fanciullo. ### Introduzione: San Zanobi resuscita un fanciullo è un dipinto di Giovanni Bilivert. Eseguito probabilmente negli anni dieci del Seicento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'opera descrive il miracolo compiuto da san Zanobi a Firenze: egli avrebbe infatti resuscitato un fanciullo, figlio di una nobildonna francese affidatogli durante il pellegrinaggio a Roma della madre. Il fatto si sarebbe verificato a Borgo degli Albizzi, nei pressi della chiesa di San Pier Maggiore, demolita nel 1784 e raffigurata in secondo piano. Nella scena il vescovo è accompagnato da due suoi diaconi; sulla dalmatica di quello di sinistra sono raffigurate alcune scene della resurrezione e del tradimento di Cristo.
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### Titolo: Madonna col Bambino, santi e donatori. ### Introduzione: Madonna col Bambino, santi e donatori è un dipinto di Francesco Bissolo. Eseguito probabilmente nei primi decenni del cinquecento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Come altri lavori del Bissolo, anche questo dipinto potrebbe essere basato su un disegno di Giovanni Bellini. Santa Veronica è identificata dal velo e san Michele dall'iscrizione sulla veste.
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### Titolo: Vaso di fiori (Marie Blancour). ### Introduzione: Vaso di fiori è un dipinto di Marie Blancour. Eseguito negli anni cinquanta del seicento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Si tratta dell'unico dipinto noto dell'autrice, identificata dalla firma visibile sul tavolo sotto la base del vaso. Fra i fiori riprodotti, un narciso giallo sulla sinistra, una primula bianca e viola al centro e un viburnum lantana bianco piegato in avanti in primo piano.
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### Titolo: Andata al Calvario (Boccaccino). ### Introduzione: Andata al Calvario è un dipinto di Boccaccio Boccaccino. Eseguito verso il 1501, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Il dipinto raffigura la salita al Calvario di Cristo, accompagnato dalla Vergine, san Giovanni e alcune donne. Il primo volto a sinistra in primo piano potrebbe essere un autoritratto, dato lo sguardo rivolto all'osservatore, come d'abitudine nella pittura rinascimentale.
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### Titolo: Ragazza alla finestra (Boilly). ### Introduzione: Ragazza alla finestra è un dipinto di Louis-Léopold Boilly. Eseguito dopo il 1799, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'opera è eseguita a grisaille in bianco e nero per dare l'effetto di una stampa tratta da qualche precedente dipinto, tuttavia sconosciuto; si ipotizza comunque che la composizione possa derivare da un lavoro di Boilly esposto al Salon del 1799. La scelta del soggetto di genere e la delicatezza della realizzazione rimandano alla pittura olandese del XVII secolo, particolarmente in voga fra i collezionisti francesi alla fine dell'Ottocento.
@Scribis @Italiano. Descrivi un celebre dipinto.
### Titolo: Astronomo (Bol). ### Introduzione: Astronomo è un dipinto di Ferdinand Bol. Eseguito nel 1652, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. L'effigiato, che scruta in un interno un libro aperto avendo un'espressione corrucciata, può essere facilmente riconosciuto come un astronomo per la presenza di un mappamondo e di una sfera celeste sul tavolo. Il dipinto appartiene forse a quel filone risalente a Dürer, in cui gli scienziati venivano raffigurati nella malinconia generata dalla consapevolezza dell'inutilità delle proprie ricerche di fronte alla prospettiva della morte.
@Scribis @Italiano. Il tuo compito è descrivere un dipinto.
### Titolo: Dama col ventaglio. ### Introduzione: Dama col ventaglio è un dipinto di Ferdinand Bol. Eseguito tra il 1645 e il 1650, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. La dama non è stata identificata, ma comunque probabilmente la donna è nobile o comunque benestante per i suoi gioielli ed la qualità del ventaglio, grazie al suo abbigliamento si può fare una datazione approssimativa e L'analisi del dipinto rivela alcuni pentimenti nel disegno, indicando leggere modifiche compositive a esecuzione in corso.
@Scribis @Italiano. Descrivi un famoso dipinto.
### Titolo: Madonna col Bambino (Boltraffio). ### Introduzione: Madonna col Bambino è un dipinto di Giovanni Antonio Boltraffio. Eseguito probabilmente nell'ultimo decennio del quattrocento, è conservato nella National Gallery di Londra. ### Descrizione. Questa Madonna col Bambino rivela una certa influenza leonardesca, derivata dell'attività del Boltraffio nella bottega milanese del maestro toscano. Sia la Vergine che Gesù hanno lo sguardo rivolto verso il basso, a suggerire un'originaria collocazione piuttosto in alto.